Reato commesso all'estero e disciplina della competenza per territorio

AutoreErmenegildo Costabile
Pagine234-238

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Nei processi in corso a Milano per presunte corruzioni nell'ambito di una vicenda giudiziaria che si è svolta a Roma, cosiddetto processo IMI-Sir, si sta ampiamente sviscerando la questione della competenza territoriale ed ogni profilo giuridico ad essa connesso, sia di diritto sostanziale che di diritto processuale. Con ordinanza del 14 luglio 2000, il tribunale ha analizzato in modo completo tutti gli aspetti capaci di influire sulla determinazione del giudice territorialmente competente, svolgendo delle argomentazioni richiamate nella sentenza conclusiva di quel grado di giudizio (Trib, Milano, sez. IV, 29 aprile 2003) e, più recentemente, riprese e condivise anche dalla corte d'appello del medesimo distretto giudiziario, che ha celebrato, con rito abbreviato, il «processo stralcio» a carico di un coimputato (Corte App. Milano, sez. II, 10 maggio 2004).

In questo scritto, dopo aver riassunto brevemente il contenuto dei provvedimenti citati, si vuole approfondire la questione che appare di maggiore criticità e, pertanto, meritevole di qualche riflessione scientifica.

È fin troppo superfluo sottolineare la particolare attenzione che deve essere dedicata ad una materia, quella della disciplina della competenza territoriale, strettamente connessa a principi costituzionali che rispondono alle più elementari esigenze dello Stato di diritto: principio del giudice naturale precostituito per legge (articolo 25, comma primo della Costituzione), diritto dell'imputato ad essere giudicato da un giudice terzo ed imparziale (articolo 111, comma secondo della Costituzione). Al fine di attuare tali garanzie e anche per evitare ingiusti tentativi di sottrazione al proprio giudice da parte dell'incolpato, il legislatore ha stabilito dei rigorosi meccanismi che si propongono di «precostituire» la sede giudiziaria rispetto all'integrazione della condotta incriminata che dovrà essere giudicata, ispirandosi ad un criterio di territorialità (cfr. COSTABILE, Principio del giudice naturale precostituito per legge e disciplina della competenza per territorio, in Arch. nuova proc. pen. 2003, 315-316). La disciplina è dettata al titolo I, capo II del libro I del codice di rito: la competenza per territorio è determinata dal luogo in cui il reato è stato consumato (art. 8 comma 1 c.p.p. - ai commi successivi sono previste regole particolari per alcuni reati); se la competenza non può essere determinata a norma dell'art. 8; è competente il giudice dell'ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell'azione o dell'omissione (articolo 9, comma 1 c.p.p.); se non è noto il luogo indicato nel comma primo dell'art. 9, la competenza appartiene successivamente al giudice della residenza, della dimora o del domicilio dell'imputato (art. 9 comma 2); se nemmeno in tale modo è possibile determinare la competenza, questa appartiene al giudice del luogo in cui ha sede l'ufficio del pubblico ministero che ha provveduto per primo ad iscrivere la notizia di reato nel registro previsto dall'art. 335 c.p.p. (art. 9 comma 3); se il reato è stato commesso interamente all'estero, la competenza è determinata successivamente dal luogo della residenza, della dimora, del domicilio, dell'arresto o della consegna dell'imputato, nel caso di pluralità di imputati, procede il giudice competente per il maggior numero di essi (art. 10 comma 1 e 2); se il reato è stato commesso in parte all'estero, la competenza è determinata a norma degli articoli 8 e 9 (art. 10 ultimo comma c.p.p.).

Il primo tema affrontato nei provvedimenti in esame attiene l'individuazione del momento consumativo del reato contestato: corruzione (più precisamente l'ipotesi è di corruzione in atti giudiziari, ma la differenza è irrilevante ai fini del nostro discorso). Il quesito rimanda inevitabilmente alla struttura di quella fattispecie delittuosa, che è argomento assai discusso in dottrina e giurisprudenza. Sostanzialmente, si contrappongono due scuole di pensiero.

Secondo l'orientamento giurisprudenziale maggioritario, la corruzione è configurabile come reato a duplice schema o a formazione progressiva (cfr., ad esempio: Cass. 5 febbraio 1998, Cass. pen. 1999, 2514; Cass. 3 febbraio 1998, Riv. pen. 1998, 582; Cass. 24 ottobre 1997, Cass. pen. 1999, 506; Cass. 19 marzo 1997, Cass. pen. 1998, 1625; Cass. 8 novembre 1996, Cass. pen. 1998, 71; Cass. 26 marzo 1996, Cass. pen. 1997, 3402; Cass. 26 marzo 1996, Giust. pen. 1997, II, 268; Cass. 7 febbraio 1996, Cass. pen. 1997, 1339; Cass. 17 febbraio 1996, Cass. pen. 1997, 402; Cass. 10 luglio 1995, Cass. pen. 1996, 2549; Cass. 8 novembre 1996, Cass. pen. 1998, 71; Cass. 13 giugno 1985, Cass. pen. 1987, 895; Trib. Milano, ord. 2 luglio 1998, Foro Ambrosiano 1999, m. 12, p. 8). Cosicché, se si manifesta nella forma ordinaria o principale, la fattispecie è composta da due attività entrambe essenziali, e funzionale la prima alla seconda: l'accettazione della promessa ed il ricevimento del denaro o di altra utilità. Il legislatore, tuttavia, ha voluto anticipare la tutela del bene giuridico protetto, confezionando una norma incriminatrice che intende consumato il delitto anche qualora il pactum sceleris rimanga inadempiuto: fattispecie contratta o sussidiaria. Quindi, nei casi in cui il reato si realizza secondo lo schema ordinario, il momento consumativo è rappresentato dalla dazione di denaro o altra utilità, se si manifesta in modo contratto, il delitto si consuma con la stipulazione dell'accordo illecito.

Un diverso orientamento, invece, ritiene essenziale, in ogni caso, solo la prima parte di condotta e degradata la seconda a post factum irrilevante (cfr. Cass. 30 luglio 1993, Cass. pen. 1994, 635).

Nelle decisioni in commento è stata rifiutata l'interpretazione che aggancia la consumazione del reatoPage 235 esclusivamente al patto corruttivo. In particolare, secondo il Tribunale di Milano, «non può essere seriamente posto in discussione che la maggiore lesione del bene giuridico protetto dall'art. 319 c.p. si abbia quando l'illecito accordo abbia esecuzione mediante la ricezione delle utilità promesse: ne consegue l'assorbimento della prima condotta nella successiva, più ampia». Quindi, «il luogo in cui il reato è stato consumato», quale criterio generale per l'individuazione del giudice competente, coincide con il luogo...

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