E-commerce: Normativa e organismi internazionali

AutoreCostantino Ciampi
Pagine43-70

    Costantino Ciampi1

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@1. Introduzione

La mia relazione intende analizzare l'interesse e l'attività (anche normativa: a livello giuridico e tecnico) che diversi organismi internazionali (sia globali che regionali) stanno dedicando, da alcuni anni (o in qualche caso da pochi mesi), al tema del "commercio elettronico" (e-commerce, e-bnsiness, per gli anglofoni), cioè - come abbiamo già sentito nelle precedenti relazioni - al tema delle transazioni commerciali su reti telematiche.

Questi organismi sono molto numerosi, com'è possibile vedere dalle due diapositive che ho preparato (cfr. § 5. Appendice: Diapositive 2 e 3), ed hanno "mandati" parecchio diversi fra loro. Ne ho enumerati 14 a livello globale e 6 a livello regionale, limitandomi a quegli organismi che hanno svolto finora un'azione più incisiva.

L'elenco della Diapositiva 2 raccoglie una tipologia variegata di enti che va: da organizzazioni del settore bancario (WB e BIS) ad organismi di coordinamento sovranazionale nel settore delle poste e delle telecomunicazioni (UPU e ITU); da organismi di coordinamento generale nel settore della conoscenza, della cultura, della scienza, e della proprietà intellettuale (UNESCO, WIPO-OMP1) ad organizzazioni specifiche nel settore del commercio e dei traffici su scala globale (WTO-OMC, UN-C1TRAL, ecc.).

À livello regionale (cioè di porzioni geograficamente limitate nel mondo) (cfr. Diapositiva 3) troviamo organizzazioni che si occupano della cooperazione e dello sviluppo economico tra le nazioni ad econo-Page 44mia avanzata, come l'OCSE-OECD, che non ha poteri regolamentari cogenti nei confronti dei 29 Paesi che ne fanno parte, o - al contrario -organismi sovranazionali come l'Unione Europea, che con la sua azione e i suoi poteri di normazione, derivanti dai Trattati istitutivi, incide fortemente ogni giorno sugli ordinamenti giuridici dei 15 Paesi membri.

Naturalmente in questo mio intervento, per ovvie ragioni di tempo, esaminerò soltanto l'azione di alcune organizzazioni internazionali, e di questi organismi citerò solo le principali linee direttrici nei confronti del tema emergente di nostro interesse.

Le ragioni del crescente interesse delle organizzazioni internazionali per l'e-commerce è facilmente comprensibile.

La comunicazione elettronica e il commercio elettronico su scala mondiale stanno acquistando sempre maggiore importanza e costituiranno uno dei fattori chiave per lo sviluppo globale della società dell' informazione.

In effetti, in pochi decenni e con rapidità impensabile all'origine del fenomeno, si è passati dall'economia rurale e dalle contrattazioni con stretta di mano, nelle fiere e mercati delle nostre piazze, alle transazioni multi-miliardarie tra persone che non si conoscono direttamente e che si scambiano documenti e consenso attraverso le tecnologie del documento telematico e della firma digitale.

Le stime del volume globale di affari toccato dal commercio elettronico sono le più varie, Le più prudenti (cfr. Diapositiva 4) parlano di circa 100 miliardi di dollari nel 1999 con un tasso di crescita pari al 100% annuo che, se mantenuto costante, porteranno ad oltre 1.500 miliardi di dollari il valore delle contrattazioni su reti telematiche di qui a quattro anni (stime meno prudenti parlano addirittura di 3.000 miliardi di dollari).

Per valutare le conseguenze indotte dal nuovo paradigma delf economia elettronica, basta sfogliare quotidiani e riviste (anche non specializzate) e soprattutto navigare sulla Rete. L'economia mondiale è ormai realmente avviata verso la globalizzazione dei mercati: fenomeni che accadono in un Paese hanno implicazioni a migliaia di chilometri di distanza.

Sono molteplici i fattori di tipo economico, culturale e politico-legislativo che hanno influenzato, e continueranno a influenzare, Page 45 l'adozione e la penetrazione delle nuove tecnologie nelle prassi commerciali delle diverse aree del mondo e dei singoli Paesi.

Qui, nella diapositiva, ne sono elencati alcuni:

* la liberalizzazione normativa,

* la capacità di adattamento culturale,

* il Prodotto Interno Lordo (PIL),

* la penetrazione di Internet e

* il relativo tasso di crescita degli accessi alla Rete.

L'influenza della legislazione sullo sviluppo del commercio elettronico costituirà oggetto specifico della seconda parte del mio intervento. Qui converrà esaminare brevemente alcune cifre relative alla penetrazione di Internet a livello mondiale.

Si osservino le cifre presentate nel diagramma (cfr. Diapositiva 5). Su oltre 171 milioni di persone collegate nel mondo ad Internet (la stima si riferisce al maggio di quest'anno), gli Stati Uniti e il Canada coprono quasi 97 milioni di accessi per una percentuale del 56,6%, contro 40 milioni di utenti europei, che rappresentano appena il 23,4% del totale.

Anche questo secondo diagramma (cfr. Diapositiva 6) mette in evidenza il gap che divide l'Europa e, in particolare l'Italia, dagli Stati Uniti: negli USA il 37% della popolazione utilizza Internet, cioè più di 1 americano su tre utilizza normalmente la Rete, mentre in Italia solo il 2,7 % della popolazione, per un totale di circa 1.500.000 di individui, usa sporadicamente la Rete. Migliore la situazione in Francia con l'8% della popolazione che utilizza Internet e soprattutto nel Regno Unito dove si raggiungono punte del 15% di utilizzo, rapportate all'intera popolazione.

L'ultimo diagramma di questo gruppo di diapositive (cfr. Diapositiva 7) mette a raffronto la penetrazione di Internet rispetto alla penetrazione di altri strumenti tecnologici della moderna società dell'informazione, quali gli apparecchi di telefonia mobile e la televisione via cavo che concorrono con le reti telematiche allo sviluppo del commercio elettronico. Su una popolazione mondiale stimata in 6 miliardi di persone alla fine di quest'anno esistono 500 milioni di telefoni cellulari, contro meno di 200 milioni di stazioni collegate con Internet e 140 milioni di televisioni via cavo. La proiezione di questi dati tra 4 anni, nell'anno 2003, prevede su una popolazione mondiale di 7 miliardi di individui 1 milardo e 200 mi-Page 46loni di telefoni cellulari, oltre 800 milioni di PC collegati con Internet e 350 milioni di televisioni via cavo.

Oltre al governo americano, decisamente impegnato a favorire e a finanziare lo sviluppo dell'economia elettronica e di Internet (si leggano in proposito il rapporto dell'amministrazione Clinton dal titolo "iA Framework far Global Electronic Commerci, e l'ultimo rapporto del Dipartimento del Commercio Statunitense del giugno 1999, intitolato "The Emerging Digital Economy Il"; il primo rapporto era dell'aprile 1998), numerosi Paesi stanno studiando e finanziando iniziative per promuovere e regolamentare l'utilizzo delle reti per le transazioni commerciali e comunicative in àmbito pubblico e privato (cfr, Diapositiva 8).

Di particolare interesse è il secondo rapporto preparato da AGB, una federazione delle più importanti associazioni informatiche e telematiche nel mondo, presentato a Parigi nel Forum dell'OCSE svoltosi due settimane fa, che è intitolato "A Global Action Plan for Electronic Commerci" (cfr, Diapositiva 9),

Il denso rapporto, di oltre 85 pagine, scritto congiuntamente dalle maggiori associazioni di settore, presenta un "interessante Decalogo di principi fondamentali" indirizzato ai Governi membri dell'OCSE. Questi principi sono indicati come punti chiave per lo sviluppo equilibrato del commercio elettronico.

Particolarmente condivisibile è l'ultimo punto nel quale s'insiste sulla necessità che i Governi e il settore privato aumentino la fiducia dei cittadini nell'infrastruttura globale dell'informazione con un'azione congiunta perseguita attraverso il sistema educativo, l'innovazione tecnologica, la sicurezza delle reti, l'adozione di codici di autodisciplina e di adeguati meccanismi di risoluzione delle controversie.

Certamente dove non c'è sicurezza negli scambi e fiducia negli operatori che vi partecipano, il mercato - secondo l'antica saggezza - non può durare e non può prosperare.

L'Unione Europea, proprio tenendo conto di queste esigenze e dell'urgenza di controllare e dirigere in qualche modo il fenomeno della globalizzazione dell'economia elettronica, ha da tempo costituito una commissione con il compito di definire una politica di interventi volti a favorire lo sviluppo del commercio elettronico, soprattutto nelle piccole e medie imprese.

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Com'è indicato nel grafico proiettato (cfr. Diapositiva 10), gli interventi sono molteplici e articolati: essi vanno dall'introduzione di norme volte a favorire la libera circolazione delle merci e dei servizi sulle reti, alla politica di liberalizzazione delle telecomunicazioni e di protezione dei consumatori, e infine alle misure di prevenzione di fenomeni di criminalità, così facili a diffondersi per via elettronica.

Va sottolineato che per un equilibrato sviluppo del settore sono estremamente rilevanti gli aspetti legati:

* alia sicurezza delle transazioni,

* alla definizione degli standards internazionali, e

* all'impegno del legislatore nel definire chiaramente le regole e le modalità di relazione tra i soggetti coinvolti nelle attività di commercio elettronico.

Questi aspetti sembrano essere i prerequisiti essenziali per lo sviluppo dell'economia elettronica in Europa.

L'Unione Europea molto tempestivamente sin dal 1997/98 si è preoccupata di definire2 e regolare i servizi della società dell'informazione in una direttiva poco conosciuta, la n. 48 del 20 luglio 1998, che modifica la precedente...

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