Centralità della ricchezza immobiliare e dei nuovi flussi nel rilancio della crescita produttiva e dell'occupazione e nella protezione del risparmio

AutorePaolo Savona
Pagine507-510
507
Arch. loc. e cond. 5/2014
Dottrina
Centralità della riCChezza
immobiliare e dei nuovi
flussi nel rilanCio della
CresCita produttiva e
dell’oCCupazione e nella
protezione del risparmio
di Paolo Savona (*)
1. A livello interno, come a quello europeo si sente
ripetere in continuazione che si vuole sospingere crescita
e occupazione. Il nostro Governo e il Consiglio dei Capi di
Stato europei hanno ora il dovere di indicare chiaramente
con quali strumenti intendono portare avanti una politica
coerente con le loro continue dichiarazioni di volontà.
Per fare ciò le autorità italiane ed europee devono
avere innanzitutto una chiara percezione del modello
di sviluppo nel quale si calano le scelte, la qualcosa non
sembra ancora evidente nei loro comportamenti. Questo
modello ha due motori: le costruzioni e le esportazioni. Il
velivolo dello sviluppo ha cioè due propulsori che interagi-
scono e si sostengono reciprocamente, dato che i settori
che esportano benef‌iciano delle costruzioni in quanto
queste utilizzano prodotti di ben 18 settori industriali,
generando effetti moltiplicativi che danno il tono agli au-
menti di reddito e di occupazione, ma permettono anche
la pace sociale e la stabilità politica sulle quali poggia lo
sviluppo. Ciò non riguarda solo i f‌lussi primari, ma anche
la ricchezza accumulata. Le autorità devono avere una
pari percezione dell’importanza per la crescita e l’occupa-
zione del buon funzionamento del mercato del risparmio,
non solo di quello della ricchezza f‌inanziaria, oggetto di
molta cura, ma anche della ricchezza immobiliare, non di
rado trascurata nella sua funzione di progresso economico
e sociale. Il risparmio è sostituto indispensabile per col-
mare l’insuff‌icienza delle prestazioni del sistema pensioni-
stico pubblico e per fronteggiare le riduzioni di assistenza
sociale imposte con la spending review.
Le esitazioni, ai limiti della trascuratezza, che mostrano
Roma, Bruxelles e Francoforte nel rilanciare le costruzioni
e proteggere la ricchezza immobiliare, nonché la concen-
trazione delle loro attenzioni sull’importanza delle espor-
tazioni testimoniano un’errata concezione del modello su
cui si calano le loro scelte di sviluppo. Per quanto riguar-
da l’Italia, in particolare, le politiche tributarie seguite
per recuperare la stabilità f‌inanziaria pubblica e privata,
nonché per rientrare nei parametri f‌iscali previsti dagli
accordi europei, confermano la sottovalutazione del ruolo
trainante del mercato primario delle costruzioni e di quel-
lo secondario della ricchezza immobiliare sulla crescita e
sullo stesso gettito dei tributi. Più si tassa, meno si cresce,
meno si incassa e più si rafforza la necessità di tassare: un
vero circolo vizioso nel quale è caduta l’economia e la so-
cietà italiana. Si continua a ripetere che la crisi è superata,
ma che la crescita produttiva è f‌iacca e incerta. L’occupa-
zione nella migliore delle ipotesi ristagna. Non si vuole
riconoscere che la f‌iacchezza e l’incertezza sono dovute a
un velivolo che tenta di mantenere una linea di volo con
un solo motore acceso, quello delle esportazioni; e che la
riaccensione del motore quasi spento richiede che i nuovi
f‌lussi immobiliari e la ricchezza in essere siano oggetto di
politiche non disincentivanti come quelle f‌inora seguite.
Tra queste politiche quelle riguardanti la gestione del
risparmio delle famiglie è importante per la formazione
delle loro aspettative e, più generale, per gli andamenti
dell’economia e la f‌iducia nelle capacità della politica di
affrontare i problemi della crescita. Luigi Einaudi riteneva
che “terra e mattone” fossero nel lungo periodo la forma
migliore di protezione dei risparmi. L’attuazione di que-
sto saggio principio consente di proteggere i risparmi se i
tributi che gravano sulla proprietà non divengono penaliz-
zanti; ciò accade quando essi eccedono una percentuale
non superiore alla tassa marginale sul reddito effettiva-
mente percepito dai proprietari, non su quello presunto,
come la rendita catastale. Se vanno oltre questo reddito e
causano una caduta dei valori della ricchezza immobiliare
producono effetti perversi sullo sviluppo della domanda di
consumi, sull’accumulo di risparmio e sulla possibilità di
accedere al credito ipotecario; la perdita di valore della ric-
chezza immobiliare viene considerata infatti dalle banche
fattore ostativo perché essa svolga la funzione di garanzia
del credito e, poiché si somma alla caduta dell’offerta di
credito dovuto all’aumento dei rischi di impresa tipici di
una crisi, sfocia in un credit crunch foriero di fallimenti e
cadute produttive e occupazionali più profonde.
Come noto il portafoglio delle famiglie italiane si è
strutturato per più della metà in beni reali e per il rima-
nente in attività f‌inanziarie, consentendo cicli di sviluppo
favorevoli del reddito e dell’occupazione e sostenendo

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