Cartelli 'affittasi' ovunque, disagio sociale dei locatori e problemi immobiliari vari
Autore | Corrado Sforza Fogliani |
Pagine | 549-551 |
549
Arch. loc. e cond. 5/2013
Dottrina
CARTELLI “AFFITTASI”
OVUNQUE, DISAGIO SOCIALE
DEI LOCATORI E PROBLEMI
IMMOBILIARI VARI
di Corrado Sforza Fogliani
SOMMARIO
1. L’Imu non può essere progressiva. 2. Cartello affittasi in
ogni luogo…. 3. Sindacato inquilini e fisco vorace. 4. Attesta-
ti energetici, grosse spese. 5. Disagio sociale dei locatori. 6.
Condizionatori in condominio, occhio alle regole. 7. Avvocato
e amministratore di condominio, c’è ancora compatibilità.
1. L’Imu non può essere progressiva
L’articolo 53 della Costituzione recita: “Tutti sono tenu-
ti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro
capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a
criteri di progressività.”
Come viene normalmente inteso questo articolo? Nel
senso di “chi più ha, più paghi”. Ovviamente, in bocca a
molti sputasentenze non si fa alcuna differenza fra reddi-
to e patrimonio. Eppure, la disponibilità di beni che non
producono reddito non fornisce alcuna “capacità con-
tributiva” al cittadino. Infatti, per “concorrere alle spese
pubbliche” costui è costretto o a ricorrere a redditi diversi
da quelli (non) derivanti dal proprio patrimonio o ad
alienare una parte del patrimonio stesso per trarne un in-
troito da girare in conto imposte. In entrambi i casi viene
impoverito, come ovviamente capita per qualsiasi obbligo
tributario, ma non già sui propri redditi, come è invece nel
caso d’imposte non patrimoniali.
Ciò premesso, se si rilegge il dibattito svoltosi alla Co-
stituente quando fu discusso e approvato l’articolo 53, ci
si rende conto che ben diversa era la volontà dei patres ri-
spetto alla vulgata posteriore. Dal dibattito si capisce che
“progressività” e “capacità contributiva” erano viste come
due facce di una sola medaglia: lo scopo dei proponenti
era tutelare i più disagiati. Si voleva, insomma, evitare
che, fondandosi sulla “capacità contributiva”, si potessero
colpire redditi minimi o bassi, per esempio non tenendo in
conto i carichi familiari. Era quindi il timore di eccessivo
fiscalismo a muovere i costituenti, non già la volontà fi-
scalistica di “punire i ricchi”, come poi si è preteso.
La Corte costituzionale, dal canto suo, ha sempre san-
cito che progressivo dev’essere “il sistema tributario nel
suo complesso”, senza che i singoli tributi debbano risulta-
re tali. Le sentenze sul problema non sono isolate, perché
si susseguono ripetendosi. Va rilevato come essenziale sia
sempre stato ritenuto che la “progressività” è applicabile sì
alle imposte personali, ma non indifferentemente a tutte
le altre diverse imposte presupponendo esse un rapporto
diretto fra imposizione e reddito individuale di ogni con-
tribuente.
2. Cartello affittasi in ogni luogo…
Il mercato è bloccato, tanto le compravendite come
l’affitto. Le imprese edilizie (e tutte quelle – in genere
– legate all’immobiliare, per arredamento, servizi e così
via) sono allo stremo. I valori sono stati abbattuti radical-
mente. I redditi, non parliamone. Per fare cassa, si è finora
saputo solo far leva – in termini smodati – sugli immobili,
ma rigorosamente solo su quelli dei proprietari diffusi (su-
gli altri, non si può). E non è ancora finita.
Si è riusciti a bloccare il varo di un Catasto anche patri-
moniale, ma c’è ancora chi fa conto di metterlo in piedi al
più presto (per ragioni di cassa, una possibile patrimoniale
permanente - insomma - ma passando sopra ad ogni ragio-
ne di giustizia e di capacità contributiva, come vorrebbe la
Costituzione). Chi vuole dirottare gli investimenti dall’im-
mobiliare alla finanza (che è la logica di fondo della pena-
lizzazione fiscale del settore edilizio), ripete a perdifiato
che i valori degli immobili non sono aggiornati (come se si
dovessero tassare i valori e non i redditi, e come se una fi-
scalità sostanzialmente patrimoniale e ricorrente – al pari
di una fiscalità progressiva per più imposte e servizi – non
fosse di per sé surrettiziamente, e incostituzionalmente,
espropriatrice, oltre che priva del previsto indennizzo).
Nelle nostre città, i cartelli affittasi e vendesi (per non
dire del – finora inedito – affittasi/vendesi) non si conta-
no, e sono spuntati persino nelle vie centrali di Milano e
Roma. Non si riesce ad affittare, ma si ha poi il coraggio
– come molti Comuni hanno fatto – di supertassare gli
immobili involontariamente sfitti. Una cosa inaccettabile,
anzitutto sul piano morale.
Non capita, tutto questo, né in Germania nè in Belgio,
tanto per fare due esempi alla portata di tutti: due Paesi
dove si tassa solo quanto il contribuente guadagna.
3. Sindacato inquilini e fisco vorace
I Sindacati inquilini si fanno, qua e là, sentire per
chiedere – in particolare – la riforma della legge sulle lo-
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