Capitolo secondo. L'Unione europea a confronto con la rete

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@1. Cultura dell'innovazione

La rete Internet è considerata ormai strumento indispensabile per lo sviluppo della società dell'informazione e le regole che la governano diventano garanzia di equilibrio in un panorama tanto complesso, a partire dalle esigenze di liberalizzazione del sistema delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazione (abbattimento di monopoli, di barriere normative e tariffarie), dalla definizione di standard per le reti (caratteristiche fisiche, protocolli di trasmissione, tecniche di compressione dei dati), fino alla tutela della privacy e dei diritti di proprietà intellettuale.

Il percorso si è differenziato all'interno dei vari stati e gli indirizzi elaborati negli anni dall'Unione europea hanno rappresentato un irrinunciabile punto di partenza per quanti dovevano prendere iniziative nel settore.

Obiettivo dell'Unione europea è quello di assicurarsi che le imprese, le amministrazioni pubbliche e i cittadini europei possano svolgere un ruolo guida nello sviluppo dell'economia globale basata sulla conoscenza e sull'informazione, facendone parte a pieno titolo.

Per raggiungere questa finalità era necessario elaborare politiche e strategie volte a promuovere la ricerca in materia di sviluppo e impiego delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione e definire un quadro di norme e di standard che favorisse la concorrenza.

Tuttavia creare le infrastrutture e regolarle non sarebbe stato sufficiente a stimolare la promozione del processo, senza lo sviluppo di applicazioni e la disponibilità di contenuti. Infine, ma non per importanza, apparve come improrogabile l'attivazione di strategie volte a sostenere iniziative che incoraggiassero i cittadini europei a fruire della società dell'informazione e a parteciparvi.

Già nel trattato sulla Comunità europea si trovano gli elementi per impostare gli indirizzi programmatici, a partire dagli articoli n. 81 e n. 82 (concorrenza) e n. 95 (armonizzazione del mercato interno).

Il sostegno allo sviluppo nel settore delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC) ha la sua base giuridica negli articoli sullaPage 40 ricerca e lo sviluppo (dal n. 163 al n. 172), così come il contributo alla creazione delle condizioni necessarie per la competitivita dell'industria della Comunità che viene normato dall'articolo n. 157. Anche l'altro aspetto, relativo alla promozione di reti transeuropee nei settori dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni si ritrova sancito dagli articoli n. 154-155-156 dello stesso trattato1.

L'avvio di politiche comunitarie più specifiche per questo settore risale agli anni '80, quando si attiva il programma ESPRIT (1984) sulla tecnologia dell'informazione, seguito nel 1986 dai programmi concernenti, in modo specifico, le applicazioni telematiche in particolari settori (trasporti, sanità e formazione a distanza) e dal programma RACE (tecnologie avanzate telecomunicazioni).

L'iniziativa più importante sulle telecomunicazioni è stata varata nel 1987, quando venne pubblicato il «Libro Verde sullo sviluppo del mercato comune per i servizi e le apparecchiature di telecomunicazioni», che perseguiva tre obiettivi, validi a tutt'oggi:

- liberalizzare i segmenti di mercato ancora in regime di monopolio;

- armonizzare il settore delle telecomunicazioni in Europa mediante norme e standard comuni;

- applicare con rigore le norme sulla concorrenza ai segmenti di mercato liberalizzati per evitare accordi collusivi e l'abuso o la costituzione di posizioni dominanti.

Le nuove tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni hanno aperto la strada allo sviluppo di prodotti, servizi e applicazioni che, grazie alla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, hanno trovato ampia diffusione. Un esempio positivo dell'interazione tra la ricerca nel settore delle TIC e la regolamentazione delle telecomunicazioni è offerto dalla telefonia mobile digitale, che ha avuto una grande diffusione grazie al suo consolidamento tecnologico riconosciuto dal mondo della ricerca2.

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Nel 1993, sotto la guida di Jacques Delors, si elabora il Libro Bianco della Commissione europea sul tema «Crescita, competitività e occupazione - Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo», in cui si afferma la necessità di avere un quadro normativo adeguato, una formazione diffusa sulle nuove tecnologie, la realizzazione di infrastrutture di rete e l'interoperabilità tra le reti.

Dopo la pubblicazione del Libro Bianco, nel giugno 1994 esce il «Libro Verde sulle infrastrutture di telecomunicazioni e delle reti televisive via cavo» e si svolge il Vertice di Corfù, con la presentazione del rapporto su «L'Europa e la società globale dell'informazione», elaborato da un gruppo di venti esperti del mondo dell'industria e dell'utenza, presieduto da Martin Bangemann, Commissario dell'industria dell'Unione europea. Nel testo venivano formulate varie raccomandazioni sul possibile contributo dell'Unione alla definizione di un quadro normativo per la società dell'informazione, con risvolti sul piano sociale e tecnologico.

Si svolse poi il «Vertice G7 sulle autostrade informatiche e la società dell'informazione» (Bruxelles, 25-26 febbraio 1995) e nel 1998 fu emanata la direttiva sulla liberalizzazione dei servizi e delle infrastrutture nel campo delle telecomunicazioni.

Malgrado il successo di questa fase iniziale, nel 1999 è apparso evidente che la politica comunitaria in questo settore necessitava di un nuovo impulso e di nuove prospettive, in relazione agli sviluppi della realtà europea.

La società dell'informazione non era più soltanto un'idea, ma qualcosa di più concreto, come dimostrato dalla rapida crescita di Internet e dall'affermarsi dell'economia basata sulla conoscenza. Si rese così necessario un maggiore coordinamento delle politiche degli stati membri in questo settore.

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Una tappa importante fu il vertice europeo di Helsinki (10-11 dicembre 1999), quando fu presentata l'iniziativa «e-Europe - Una società dell'informazione per tutti», che si prefiggeva di estendere a tutto il continente le opportunità emergenti dalla società dell'informazione.

Nel documento conclusivo del vertice si sostiene che lo sviluppo della società dell'informazione deve procedere di pari passo con un'azione intesa a colmare i divari esistenti nelle regioni europee e tra le aree ricche e povere del mondo (digital divide), quindi è opportuno che venga favorita la diffusione delle infrastnitture di comunicazione a banda larga anche nelle aree disagiate - tenendo conto che i processi di liberalizzazione non hanno risolto tale problema -, al fine di evitare la costruzione di un'Europa a diverse velocità.

In particolare si chiede agli stati di impegnarsi per l'ammodernamento delle pubbliche amministrazioni, anche ai fini dello sviluppo della e-economy e del miglioramento dei servizi pubblici. In aggiunta a questi obiettivi e alle azioni di carattere generale, si raccomanda di prestare attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile, privilegiando progetti orientati in tal senso. Si richiede di sostenere un intervento coordinato, nazionale ed europeo, diretto a rafforzare la ricerca nell'ambito dell'informatica, dell'ICT e della multimedialità in generale, riducendo l'eccessiva dispersione (e di conseguenza la scarsa competitività) degli attori nazionali nell'ambito della ricerca internazionale, e infine di stimolare attività condivise fra Università e imprese, favorendo gli spin-off accademici (in particolare ricercatori che diventano imprenditori).

Si sottolinea altresì la necessità di promuovere azioni volte al miglioramento della qualità delle attività amministrative e dei servizi pubblici -attraverso l'uso intensivo delle tecnologie digitali - e di stimolare il conseguente e necessario ridisegno dei processi amministrativi.

In merito alle norme di tutela, si indica la necessità di emanare quanto prima una direttiva sull'utilizzo dei domini Internet, al fine di evitare abusi da parte di soggetti privati e di tutelare la riservatezza dei dati personali, non solo per proteggere i diritti inviolabili dei cittadini, ma anche per assicurare agli utenti il clima di fiducia indispensabile per la crescita della società dell'informazione.

Le osservazioni contenute nel documento raccolgono una riflessione ormai condivisa a livello internazionale, secondo la quale l'economia puòPage 43 diventare più competitiva e dinamica, qualora le comunità nazionali siano in grado, sia di sviluppare politiche volte a preparare la transizione verso l'economia della conoscenza, sia di rinnovare il modello sociale, investendo nel capitale umano e combattendo l'esclusione, anche attraverso l'adeguamento della politica macroeconomica alle esigenze dello sviluppo sostenibile.

Per conseguire questi risultati l'allora presidenza portoghese propose un metodo, basato su tre principali strumenti:

- un rilevante ruolo di coordinamento del Consiglio europeo, al fine di assicurare una direzione strategica coerente;

- un efficace monitoraggio dei progressi compiuti;

- un nuovo metodo aperto di confronto, attraverso la diffusione delle best practice.

In quell'occasione si fecero proposte precise agli stati membri, richiedendo un impegno non formale ad adottare, entro l'anno 2000, la normativa in discussione riguardante il quadro giuridico che regola il commercio elettronico; a completare, entro l'anno 2001, il processo di liberalizzazione e integrazione dei mercati delle telecomunicazioni; a ridurre, sempre entro la fine del 2000, i costi dell'utilizzo di Internet a livello locale; a garantire che tutte le scuole avessero accesso a Internet e alle risorse multimediali, entro la fine del 2001, e che anche tutti gli insegnanti, per quella scadenza, fossero messi in grado di usarle.

L'altro obiettivo da perseguire era quello di assicurare l'accesso elettronico generalizzato a tutti i servizi pubblici di base entro il 2003.

La Commissione europea ha...

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