Capitolo quinto. Ipertesti, ipermedialità e diritto

AutoreRoberta Nannucci
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@1. Origini dell'ipertesto

Gli sviluppi tecnologici degli ultimi anni hanno consentito l'uso del computer da parte di un sempre maggior numero di utenti. Questa trasformazione della realtà è dovuta in parte al consolidarsi della tecnologia ipertestuale che, uscita dalla fase sperimentale, viene utilizzata ormai in una grande quantità di applicazioni nei più diversi campi. I cambiamenti apportati dagli ipertesti al modo in cui costruiamo e usiamo l'informazione sono molteplici e notevolissimi; anzi, proprio grazie agli ipertesti l'informatica diventerà una tecnologia sempre più pervasiva, a diretto contatto con il nostro vivere quotidiano, provocando una graduale ma inesorabile transizione verso la cosiddetta società dell'informazione digitale e dando lentamente luogo ad una vera e propria rivoluzione sociale e culturale, soprattutto nei paesi economicamente più sviluppati.

Secondo gli studiosi gli ipertesti conseguono due risultati: da una parte, rendono il computer molto più accessibile e di facile uso rispetto al passato, estendendone l'utilizzazione anche a persone - studenti, ricercatori, insegnanti, giornalisti, ecc. - che finora, per motivi diversi, non ne avevano concretamente apprezzato i vantaggi; dall'altra, riavvicinano coloro che, per programmi mal pensati o esperienze mal riuscite, avevano avuto l'impressione che il computer fosse un noioso elettrodomestico1. Specialmente nel campo del diritto, dove esiste una grande produzione di documenti e si sono sempre avvertiti i limiti dell'information retrieval tradizionale, l'introduzione della tecnologia ipertestuale produce effetti positivi e cambiamenti radicali.

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Gli ipertesti sono nati dall'insoddisfazione per i limiti della scrittura lineare e dalla convinzione che un medium meno restrittivo avrebbe consentito di esprimere relazioni complesse con maggiore facilità e migliori risultati, anche perché l'uomo, pur pensando in modo non sequenziale, di solito scrive in maniera sequenziale; l'ipertesto segue la logica del pensiero: scrivere e leggere un ipertesto è cosa ben diversa dallo scrivere e leggere in sequenza e costituisce un effettivo salto di qualità in tutti i settori della conoscenza.

L'idea d'ipertesto è nata molti anni fa nell'ambiente dell'avanguardia letteraria e all'inizio ha prodotto solo poche opere sperimentali. Il suo significato è reso molto evidente dalle parole di Vannevar Bush nel suo citatissimo saggio As We May Think: "... la conoscenza che non può essere selezionata è perduta... Il vero cuore della questione della selezione va più in fondo di un ritardo nell'adozione delle macchine da parte delle biblioteche... la nostra inettitudine nel raggiungere la documentazione è largamente causata dall'artificialità dei sistemi di indicizzazione. Quando i dati di qualunque specie sono posti in un magazzino, essi sono archiviati alfabeticamente o numericamente e l'informazione si trova inseguendola giù di sottoclasse in sottoclasse. Essa può essere solo in un posto... si devono avere regole che consentono di trovare il percorso che la localizza e le regole sono ingombranti...La mente umana non funziona in questo modo. Essa opera per associazione. Con un elemento in suo possesso essa si collega istantaneamente al successivo che è suggerito dall'associazione di pensiero, in accordo con qualche intricata trama di piste indicata dalle cellule del cervello... I percorsi che non sono frequentemente seguiti sono inclini ad appassirsi, gli item non sono completamente permanenti, la memoria è transitoria."

La vera nascita degli ipertesti nella loro attuale accezione risale agli anni Sessanta, quando Ted Nelson, riprendendo il pensiero di Bush, intravide la possibilità che l'uso del computer superasse il valore della carta come mezzo di trasmissione della conoscenza2. Fu comunque Tim Berners-Lee, del CERN di Ginevra, che nel 1989, con una relazione dal titolo Information Management: A Proposal, presentò una mappa concettuale di sistema a ipertesti chiamato MESH, che servì a sviluppare successivamente il World Wide Web3;Page 159 infatti, anche sulla base delle esperienze effettuate al CERN tra il 1989 e il 1993, Marc Andressen ed Eric Bina svilupparono MOSAIC, un'interfaccia grafica multipiattaforma per l'accesso ai documenti presenti nel WWW.

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Fig. 1 - Mappa concettuale tratta dalla proposta originale di World Wide Web di Tim Berners-Lee

Qui di seguito sono sintetizzate le tappe fondamentali dello sviluppo degli ipertesti nel mondo e in particolare in Italia, dove sembra che prima del 1986 queste tecniche non fossero state mai conosciute4. Occorre chiarire fin da adesso che, quando si parla d'ipertesto, s'intende sia il software che si utilizza per realizzare dei prodotti, sia il risultato della sua applicazione, cioè l'opera ipertestuale.

1945 Vannevar Bush ha l'idea di organizzare e memorizzare informazioni eterogenee usando una logica di tipo associativo. In un articolo dal ti-Page 160tolo As We May Think, che appare nell'«Atlantic Monthly», parla di una macchina analogica, il MEMEX, capace di collegare informazioni tra loro tramite connessioni di tipo associativo.

1960 Il termine "ipertesto" viene coniato per la prima volta da Theodor Holme Nelson, autore del progetto XANADU - una macchina ipertestuale basata su un modo completamente nuovo di memorizzare e reperire l'informazione - e per questo considerato l'ideologo dell'ipertesto. Nelson, insieme a Douglas C. Englebart, progetta e costruisce sistemi informativi che soddisfano i requisiti già suggeriti da Bush, sistemi cioè in cui le informazioni sono indipendenti tra loro, ma virtualmente collegate dal significato ad esse attribuito quando vengono rese accessibili.

1972-75 Alla Carnegie Mellon University viene sviluppato il sistema ipertestuale ZOG, utilizzato dalla Marina americana come sistema di gestione della documentazione e delle procedure di manutenzione delle navi.

1978 Al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston viene realizzata la ASPEN MOVIE MAP, il primo prodotto ipermediale su video-disco; questa mappa consente all'utente di simulare una passeggiata in auto attraverso la città di Aspen in Colorado.

1981 Ted Nelson pubblica il suo libro Literary Machines, considerato ancor oggi la Bibbia della cultura ipertestuale.

1986 Esce GUIDE, il primo software ipertestuale per Macintosh realizzato dalla OWL.

1987 Ha luogo in America, a Chapel Hill (North Carolina), il primo Convegno internazionale sugli ipertesti sponsorizzato dall'Association for Computing Machinery, durante il quale Ted Nelson presenta il suo prototipo del sistema XANADU. Viene sviluppato HYPERCARD della APPLE.

1988 Si svolge in Inghilterra la prima Conferenza europea sugli ipertesti.

1989 Ha luogo in America, a Pittsburgh (Pennsylvania), la seconda Conferenza internazionale sugli ipertesti, sempre organizzata dall'ACM, ed esce in Inghilterra «Hypermedia», la prima rivista scientifica dedicata alla tecnologia ipertestuale, pubblicata dalla Taylor Graham Publishing Company di Londra.

1990 Esce TOOLBOOK della Asymetrix Corporation ed ha luogo la seconda Conferenza europea sugli ipertesti.

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1991 Si svolge in America, a San Antonio (Texas), la terza Conferenza internazionale sugli ipertesti organizzata dall'ACM.

1992 Nasce al CERN di Ginevra, per opera di Tim Berners-Lee, il World Wide Web, l'ipertesto più grande e più diffuso nel mondo, che consente di reperire ogni tipo d'informazione superando qualunque confine e distanza geografica. Si svolge a Milano la seconda Conferenza europea sugli ipertesti (ECHT '92).

1993 Ha luogo in America, a Seattle (Washington), la quinta Conferenza internazionale sugli ipertesti organizzata dall'ACM.

1994 Esce FOLIOVIEWS della Folio Corporation. Ha luogo ad Edimburgo (Scozia) la terza Conferenza europea sugli ipertesti (ECHT '94).

1996-2001 L'ACM organizza ogni anno una Conferenza internazionale sugli ipertesti a Washington DC (1996), a Southampton UK (1997), a Pittsburgh PA (1998), a Darmstadt D (1999), a San Antonio, Texas (2000) e a Aarhus DK (2001).

@2. Definizioni d'ipertesto

Esiste una molteplicità di definizioni d'ipertesto anche se, in una prima approssimazione, si può dire che si tratta di un testo non lineare. Per capire cosa ciò significhi, si fa tradizionalmente l'esempio di un testo scritto, letto in sequenza di parole, righe e periodi, da sinistra a destra, poi, scendendo di un rigo, ancora da sinistra a destra, ecc. Il lettore di un testo lineare si comporta come una macchina da scrivere che, invece di scrivere, legge.

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Fig. 2 - Testo lineare e testo sequenziale

Può capitare, però, di sottolineare un testo in un certo modo e notare, invece, che qualcun altro lo abbia fatto in maniera diversa. Facendo nel corso della lettura delle pause, delle riflessioni, dei rimandi ad argomenti associati a quelli su cui ci si è appena soffermati, si seguono i propri stimoli e lePage 162 proprie associazioni d'idee, trasformando in qualche modo un testo lineare in un testo non lineare, cioè in un ipertesto.

Si può creare un ipertesto anche consultando un codice in biblioteca: se, ogni volta che ne sentiremo la necessità, andremo a prendere un altro libro, cercheremo il brano che ci interessa e poi riprenderemo la lettura precedente, trovandoci alla fine con il tavolo pieno di libri a destra e a sinistra, il nostro comportamento sarà stato di tipo ipertestuale e la nostra lettura, certamente non di tipo lineare, sarà stata proficua. Il computer, quando esegue un programma ipertestuale, aiuta a realizzare tutto questo.

L'ipertesto può essere rappresentato come una rete di documenti legati tra loro in una sorta di ragnatela immaginaria.

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Fig. 3 - Rete ipertestuale

Consultare un ipertesto significa seguire quei legami e saltare da un punto all'altro della ragnatela, ritornare indietro per seguire altri legami e così via; l'autore d'ipertesti non è altro che il ragno che tesse questa...

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