Capitolo quarto. Intelligenza artificiale e diritto

AutoreDaniela Tiscornia
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@1. L'Intelligenza artificiale

Con il termine "Intelligenza artificiale" s'individua un settore dell'informatica, che, nato sul finire degli anni Cinquanta, raggiunse il massimo sviluppo negli anni Settanta e Ottanta. Lo scopo delle nuove tecnologie era di ottenere dai computer prestazioni superiori alla semplice elaborazione di dati e sempre più avvicinabili alle funzioni mentali degli esseri umani. Dopo le grandi aspettative e le parziali delusioni, la disciplina si è consolidata nell'ultimo decennio, ridimensionando gli obiettivi, ma anche allargando i campi di applicazione e integrandosi con le tradizionali linee di sviluppo dell'informatica.

@@1.1. Le definizioni

Dell'Intelligenza artificiale (IA) sono state date molte definizioni, che sostanzialmente possono essere raggruppate in quattro categorie.

I sistemi di IA sono programmi che agiscono come agirebbe l'uomo

In base a questo approccio, l'oggetto dell'IA è lo studio dei comportamenti umani intelligenti ed il tentativo di simularli con programmi informatici. Ma,Page 120 cosa s'intende per "comportamenti umani intelligenti"? Ciò che distingue il comportamento umano da quello degli animali è appunto il fatto di essere intelligente, quindi basterebbe confrontare l'Intelligenza artificiale con qualsiasi comportamento dell'uomo; un programma d'Intelligenza artificiale deve produrre risultati uguali a quelli che produrrebbe l'uomo. Su tali principi si basa il test ideato da Turing nel 1950: un programma intelligente ed un essere umano rispondevano alle domande poste da un esperto che non conosceva la provenienza delle risposte: l'esame era superato se l'esperto non riusciva ad individuare quali risposte erano fornite dall'esperto e quali dal computer. Tale interpretazione, detta umanistica, è considerata oggi troppo ampia, in quanto l'elaboratore è uno strumento guidato dalla logica e perciò i programmi d'Intelligenza artificiale sono incapaci di riprodurre aspetti di azioni umane dettati da emotività e sentimenti.

I sistemi di IA sono programmi che ragionano come ragiona la mente umana

Un secondo approccio considera l'IA una disciplina che studia i meccanismi della mente umana (approccio cognitivo). L'obiettivo sarebbe quello di riprodurre il ragionamento mentale per risolvere un problema, pianificare un'azione, comprendere un messaggio scritto od orale, riconoscere la realtà.

Questo secondo approccio generò negli anni Sessanta/Settanta accese dispute in merito ai rapporti fra l'IA e la psicologia cognitiva. La tesi dell'IA forte sostiene che nel momento in cui il programma fornisce risultati assimilabili a quelli di un uomo, esso stesso fornisce la spiegazione di come funziona la mente umana; costituisce dunque una teoria dei processi cognitivi umani, in qualche modo più potente delle teorie sviluppate dalla psicologia cognitiva, in quanto testata da uno strumento rigoroso quale è il computer. La tesi dell'IA debole sostiene invece che la messa a punto di programmi intelligenti richiede dei modelli cognitivi elaborati a priori.

La tesi dell'IA forte solleva molte perplessità, anche se può sembrare affascinante: essa consentirebbe d'ignorare le ipotesi della psicologia e delle neuroscienze e di elaborare una teoria scientifica dei processi mentali; se, confrontando i risultati elaborati dal computer con i comportamenti dell'uomo, i primi risultassero compatibili con i secondi, la teoria risulterebbe valida.

Lasciando da parte le implicazioni a livello filosofico, etico, sociale e giuridico (la mente è quindi autonoma rispetto al cervello ed all'esistenza dell'individuo, un programma di IA è un soggetto giuridico, e quindi respon-Page 121sabile e dotato di poteri? La mente artificiale può, una volta realizzata, avere un'esistenza autonoma?1), che ci porterebbero lontano, due forti obiezioni sono di carattere metodologico. Come può considerarsi scientifica una teoria cognitiva non supportata da fondamenti psicologici? Come possono essere stabiliti dei criteri di valutazione dei risultati? Se infatti i programmi costituiscono di per sé la spiegazione di fenomeni cognitivi, sono cioè teorie cognitive, con quali criteri è possibile testare la validità di tali spiegazioni, e quindi di tali teorie?

Ad oggi la disputa ha ormai perso significato, anche se, alla luce dei risultati ottenuti dopo oltre un ventennio, la tesi dell'Intelligenza artificiale debole sembra la più realistica. Va attribuito a tale approccio il merito della nascita della scienza cognitiva: essa costituisce un settore di indagine interdisciplinare in cui le ipotesi cognitive, cioè le ipotesi su come funziona la mente umana vengono elaborate con i metodi esperenziali della psicologia e testate con gli strumenti rigorosi dell'informatica.

I programmi di IA elaborano processi di ragionamento razionale

La terza interpretazione restringe il campo di applicazione dell'Intelligenza artificiale: se non tutti i comportamenti umani sono riproducibili, se i meccanismi mentali dell'uomo non sono totalmente conoscibili, l'oggetto dell'IA è costituito da una parte dei ragionamenti umani, cioè quelli dettati dalla razionalità. L'essenza del pensiero razionale consiste nell'applicare meccanismi di ragionamento irrefutabili, quindi logicamente fondati. E poiché gli algoritmi dei programmi informatici sono basati sulla logica, il mezzo migliore per riprodurre tali processi mentali umani è proprio il computer2.

La corrispondenza fra algoritmi e processi di ragionamento razionali si spezza di fronte ad informazioni sulla realtà che spesso sono incerte, incomplete e mutevoli, e perciò inadatte ad essere gestite con ragionamenti rigidi. In questi casi l'uomo agisce utilizzando meccanismi di ragionamento flessibili, probabilistici e, soprattutto, sfruttando l'esperienza, cioè il ricordo di comportamenti tenuti anteriormente in situazioni simili.

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Sembra perciò più corretto cercare una corrispondenza, non tanto fra ragionamenti umani e artificiali, quanto fra i comportamenti derivanti da tali ragionamenti, pur tenendo fermo che solo i comportamenti razionali possono essere trattati computazionalmente. In questi termini consiste la quarta e più completa definizione, che spieghiamo di seguito.

I programmi di IA mettono a punto comportamenti razionali

In questa, che è l'interpretazione più plausibile ed attuale d'Intelligenza artificiale, si prendono in esame comportamenti, e, fra i comportamenti, solo quelli razionali. Si tratta ora di definire il concetto di comportamento razionale: una buona definizione è quella che considera razionale il comportamento di chi, in una data situazione, agisce nel modo giusto o più conveniente. Tali azioni sono compiute nei sistemi di IA dai cosiddetti agenti intelligenti3. Mentre un agente è un'entità che percepisce la realtà e compie azioni, un agente intelligente è un agente che, in base a determinate conoscenze della realtà, compie azioni razionali per raggiungere un determinato obiettivo. Fra gli elementi di cui è composto un programma saranno necessari:

- le conoscenze sulla realtà che vengono fornite attraverso la descrizione di essa in termini generali e astratti (base di conoscenza);

- meccanismi di ragionamento basati su processi logico/deduttivi (motore d'inferenza), che consentano di dedurre conclusioni dalla conoscenza per risolvere nuovi problemi e prendere decisioni; i meccanismi deduttivi sono necessari ma non sufficienti in quanto incapaci di sopperire a situazioni incerte e conoscenze incomplete;

- meccanismi di apprendimento (learning) che consentano di imparare dalle esperienze passate: quando non abbiamo conoscenze sufficienti a risolvere nuovi problemi, ricorriamo al ricordo di decisioni adottate in casi passati simili e, per analogia, le adattiamo alla nuova situazione. I meccanismi analogici integrano i processi deduttivi nel seguente modo: confronto fra la nuova situazione e situazioni passate simili, analisi del comportamento tenuto nella situazione passata, applicazione alla nuova situazione. Si precisa che il concetto di razionalità alla base delle funzioni d'Intelligenza artificiale va inteso come razionalità relativa alla situazione.

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A questi elementi di base si aggiungono, in programmi particolarmente sofisticati, funzioni che simulano sia la fase iniziale dei meccanismi di apprendimento umano, cioè la percezione della realtà esterna attraverso la vista e l'udito, sia quella finale, cioè l'azione in senso fisico. Esse sono la comprensione del linguaggio naturale, la visione artificiale e la robotica che consentono, rispettivamente, di attivare i programmi di IA utilizzando il linguaggio parlato4, la percezione delle immagini e le azioni della macchina.

@@1.2. L'Intelligenza artificiale e il diritto

Fra i comportamenti che i programmi d'Intelligenza artificiale sono in grado di simulare, quelli più interessanti riguardano la soluzione di problemi: di fronte ad un problema, cioè ad un evento, o ad un cambiamento della realtà, la mente umana reagisce per adattarsi alla nuova situazione attivando meccanismi di ragionamento e decisione.

Quello del problem solving è un campo vastissimo, entro cui possono essere ricomprese molte attività umane; fra queste, anche buona parte delle attività giuridiche. Appartiene a questa categoria il processo di ragionamento attraverso cui il giurista (sia giudice o avvocato) analizza una situazione fattuale, confrontandola con la situazione astratta prevista dalle norme, al fine di trovare una soluzione e, nel caso del giudice, di arrivare ad una decisione. In senso lato, anche l'attività del legislatore rappresenta la fase finale di un processo decisionale che mira a trovare soluzioni a classi di comportamenti.

Il diritto è da molti anni considerato un proficuo campo applicativo delle tecniche di IA nell'ambito della soluzione di problemi. Esso infatti è facilmente strutturabile e sistematizzabile, cioè è possibile descrivere in un modello un settore della conoscenza...

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