La suprema corte del canada e I diritti violati dei prigionieri di guantanamo: il caso khadr. Brevi note

AutoreFederico Piccichè
Pagine467-469

Page 467

Il diritto di ciascuna Nazione non può vivere isolato, restando sordo e insensibile alla voce prepotente dello Ius gentium, soprattutto quando quest’ultimo tratti dei diritti fondamentali della persona.1

In Italia alcune norme della Costituzione obbligano lo Stato a tenere in considerazione le disposizioni di diritto internazionale.2

Il primo comma dell’art. 10, ad esempio, impone testualmente: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”; mentre il primo comma dell’articolo 117, in modo più dettagliato, prescrive che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.

Ogni Stato, dunque, deve sapersi confrontare con queste regole esterne, che gli sono sovraordinate, evitando che il diritto interno entri in frizione con esse.

Sono numerosi i casi in cui i giudici italiani hanno dovuto disapplicare norme interne perché in contrasto con disposizioni comunitarie o sollevare l’incidente di costituzionalità in quanto la norma interna di riferimento violava regole internazionali, alle quali lo Stato era costituzionalmente obbligato a prestare osservanza.

I repertori di giurisprudenza sono pieni di questi esempi e costituiscono la prova evidente che il diritto si sta sempre più internazionalizzando in uno spirito di piena e fattiva collaborazione tra i popoli.3

Quanto detto, dimostra l’effettivo condizionamento del diritto internazionale sulle norme di produzione interna.

C’è come una forza che, proveniente da fuori, getta i suoi effetti modificativi sul tessuto normativo interno, favorendone il lento e progressivo avvicinamento al sistema legislativo esterno.4

Recentemente, in Canada, si è avuta la prova della grande influenza che possono avere le regole internazionali sui singoli ordinamenti.

In quella terra d’oltreoceano si è assistito ad un grande evento, in senso giuridico, perché delle norme di natura internazionale hanno avuto la forza di provocare l’applicazione, oltre confine, di norme statuali, dando così vita ad un potente processo applicativo.

Molto diverso da quello che, di solito, si verifica quando la forza di penetrazione propria delle norme internazionali si limita a provocare mutamenti normativi interni.

Nella specie che ci riguarda, infatti, le regole internazionali sono andate ben oltre, avendo consentito al diritto interno canadese di avere una diretta applicazione in un altro Stato.

Provo, a questo punto, a rievocare il caso per chiarire meglio il senso delle mie parole.5

All’età di quindici anni, il 27 luglio del 2002, un cittadino canadese di nome Omar Khadr, veniva fatto prigioniero in Afghanistan dalle forze statunitensi in quanto accusato di avere lanciato, nel corso di un combattimento, una granata che aveva provocato la morte di un soldato americano.

Tre mesi più tardi, Omar Khadr veniva trasferito a Cuba e rinchiuso nella prigione di Guantanamo, con l’accusa di avere commesso crimini di guerra e di avere complottato con i membri di Al-Qaida.

Nel 2003, nei mesi di febbraio e settembre, alcuni funzionari dell’intelligence canadese si recavano a Guantanamo e interrogavano il prigioniero sui fatti oggetto delle accuse.

All’esito dei due interrogatori, i verbali delle dichiarazioni venivano inviati alle autorità americane.

Nel marzo del 2004, un altro funzionario canadese procedeva nuovamente ad interrogare Omar Khadr, pur sapendo che le autorità statunitensi avevano sottoposto il detenuto ad una particolare tecnica di privazione del sonno per fiaccarne la resistenza e renderlo più docile durante l’interrogatorio. L’esame, però, non dava i frutti sperati essendosi il detenuto rifiutato di rispondere alle domande.

Nel 2005 Omar Khadr veniva messo, formalmente, in stato di accusa.

Pertanto l’accusato faceva richiesta che gli venissero consegnate le copie di tutti i documenti, relativi alle conte-

Page 468

stazioni mosse a suo carico, fra cui anche i documenti che erano in possesso delle autorità canadesi e, in particolare, dei verbali degli interrogatori, cui sopra si è fatto cenno.

Nel 2006 lo Stato del Canada, al quale Khadr si era rivolto per la consegna dei verbali, si opponeva alla richiesta.

Omar Khadr, allora, ricorreva alla Corte federale canadese, proponendo una domanda di mandamus, che però veniva respinta.

Omar Khadr replicava adendo la Corte d’appello federale che, nel 2008, dando ragione al ricorrente, ordinava allo Stato canadese di mettere a disposizione dell’istante tutte le copie richieste.

Contro quest’ultima decisione, lo Stato del Canada ricorreva alla Corte Suprema che, all’esito della procedura, statuiva che Omar Khadr avesse pieno diritto di ottenere dalle autorità canadesi i documenti richiesti in quanto, se è vero che i principi di diritto internazionale e della cortesia tra le Nazioni impongono ai rappresentanti canadesi, che si trovano ad operare all’estero, il rigoroso rispetto delle regole vigenti nello Stato di accoglienza, questo, però, non può e non deve valere quando essi partecipano a procedure contrarie alle obbligazioni internazionali, in materia di diritti fondamentali della persona, alle quali il Canada si è stretto da tempo.

A Guantanamo, come evidenziato anche dalla Corte Suprema americana, le procedure non tenevano in minimo conto dei diritti...

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT