Le battaglie della Confedilizia hanno radici molto profonde

AutoreGiovanni Gagliani Caputo
Pagine95-96
95
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Arch. loc. e cond. 1/2015
VARIE
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rAdici molto profonde
di Giovanni Gagliani Caputo
Agli atti e documenti parlamentari si può agevolmente
accedere tramite il sito internet della Camera dei deputati
(www.camera.it) ove, inoltre, attraverso il portale storico, è
possibile consultare il calendario quotidiano dei lavori dal
Regno di Sardegna (1848) in poi e, tra l’altro, i resoconti
stenograf‌ici delle sedute dell’Assemblea e delle Giunte
e Commissioni della Camera, dall’epoca dell’istituzione
dell’Assemblea costituente. Da tale copioso materiale docu-
mentale è possibile rilevare l’ininterrotta continuità d’azio-
ne che, nel susseguirsi delle legislature, è stata svolta dalla
Confedilizia sia per evitare che nuovi vincoli ricadessero
sulla proprietà immobiliare, sia per propiziare correttivi
legislativi a provvedimenti posti all’esame del Parlamento.
Testimonianze di tale incessante attività sono rinvenibili già
in concomitanza con le sedute dell’Assemblea Costituente
(giugno 1946 -gennaio 1948), dal cui consesso, in particola-
re, verrà sancito con l’articolo 42 della Costituzione, il rico-
noscimento e la tutela legislativa della proprietà privata.
Il 14 dicembre del 1948 - nel corso della I legislatura
(2 maggio 1948 – 24 giugno 1953) quando l’Italia si stava
rialzando dopo il secondo conf‌litto mondiale, in carica il V
Governo De Gasperi, retto da una coalizione costituita tra
DC-PSLI-PRI-PLI - l’assemblea della Camera si apprestava
ad esaminare l’Atto n. 184 avente ad oggetto “Proroga delle
vigenti disposizioni in materia di locazioni e sub-locazioni
di immobili urbani”.
All’epoca, come attualmente accade, si dibatteva della
grave crisi edilizia che interessava il Paese e, muovendo
dalla relazione del Ministro dei lavori pubblici, Umberto
Tupini, per poter riportare la situazione allo stato delle
cose del 1931 occorreva ricostruire 7 milioni e 600 mila
vani, dei quali 2 milioni e 600 mila distrutti dalla guerra
e 5 milioni per fronteggiare, da una parte l’accrescimento
della popolazione e l’antica e cronica def‌icienza di abitazio-
ni delle regioni meridionali e, dall’altra, per poter far sì che
in Italia vi fosse la densità di occupazione di 1,42 a vano.
Anche allora si fronteggiavano le posizioni di maggio-
ranza ed opposizione. Le prime, esposte dal relatore del
provvedimento, Rocchetti (esponente della DC), con le
quali si intendeva agevolare l’iniziativa privata aff‌inché
il risparmio ritrovasse f‌iducia nell’investimento nell’edi-
lizia, mentre le contrapposte idee dell’opposizione, rap-
presentate dal relatore di minoranza, Capalozza (PC),
erano volte ad affermare la necessità di un intervento
statale organico e pianif‌icato, come attuato con successo
nell’Unione Sovietica.
Nel contempo, in occasione del 3° Convegno nazionale
degli inquilini, veniva da questi proposto, per opporsi all’ap-
provazione del citato progetto di legge, uno sciopero gene-
rale di tutti gli inquilini e, tra le rivendicazioni, sintetizzate
in cinque punti, vi era, tra l’altro, la richiesta di proroga
settennale di tutte le locazioni in corso, la restrizione delle
possibilità di sfratto in base a necessità del locatore e il di-
vieto dell’esecuzione di licenza per f‌inita locazione qualora
all’inquilino non venisse assicurato un alloggio equivalente
ed inf‌ine la devoluzione di una parte degli aumenti dei f‌itti
ad un fondo per le costruzioni di case di tipo popolare.
Anche all’epoca la Confedilizia, era sempre presente
nel dibattito parlamentare; in particolare sulla questione
veniva additata come l’organizzazione che dettava gli or-
dini all’esecutivo ed alla maggioranza per la def‌inizione
delle norme da inserire nel disegno di legge in parola (cfr.
resoconto della seduta pomeridiana del 5 aprile 1949).
Nel corso degli anni Cinquanta la proroga dei contratti
di locazione venne attuata con diversi provvedimenti che
protrassero per l’intero decennio la legislazione vincoli-
stica. Nel Febbraio del 1952 (sempre nel corso della I
legislatura, VII Governo De Gasperi, coalizione DC-PRI)
la Camera, dopo aver approvato l’ammissione di Grecia e
Turchia nel Patto atlantico, si cimentava nell’esame del
DDL di conversione del D.L. 21 dicembre 1951, n. 1356,
contenente norme in materia di locazione e sublocazione
di immobili urbani e di vincolo alberghiero.
Nei giorni immediatamente precedenti l’inizio del
dibattito parlamentare forti erano state le pressioni eser-
citate dalla Confedilizia nei confronti delle istituzioni par-
lamentari e dell’opinione pubblica in generale, evidenziate
anche dalla stampa nazionale, aff‌inché il provvedimento,
approvato in prima lettura, dopo un periglioso esame dal
Senato e fermo presso la competente Commissione della
Camera, esaurisse il suo iter legislativo. Anche in questo
frangente le polemiche tra maggioranza ed opposizione
erano sfociate in dibattiti dialettici che hanno coinvolto la
Confedilizia. Al riguardo un esponente del Partito socialista
italiano, l’onorevole Guido Bernardi, citava, in un interven-
to in Assemblea del 7 febbraio 1952, le posizioni dell’allora
Presidente della Confedilizia prof. Ernesto d’Albergo (cfr.
resoconto della seduta pomeridiana del 7 febbraio 1952).
Correndo la II legislatura (25 giugno 1953 – 11 giugno
1958), in vigenza del I Governo Scelba, nella seduta del 1°
marzo 1955 all’ordine del giorno dell’Assemblea della Ca-
mera vi era il DDL recante “Norme in materia di locazioni
e sublocazioni di immobili urbani” (1264), con il quale si
tentava di porre rimedio ai vincoli imposti al mercato delle
locazioni. Nel dibattito serrato che ne scaturì il deputato
Buzzelli (PC), a più riprese , richiamò l’attività svolta dalla
Confedilizia che con istanze, ordini del giorno, raccoman-
dazioni e molteplici pressioni esercitate anche in sede di
elaborazione della legge organica delle locazioni del 1950,
incessantemente aveva portato avanti la richiesta di revi-
sione per porre f‌ine al regime vincolistico imposto.

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