La c.d. 'nuova asseverazione' o 'riattestazione'. Mancata tenuta dei piani di risanamento e degli accordi di ristrutturazione. Profili di valutazione economica e legale
Autore | Alessandro Pellegatta |
Pagine | 459-477 |
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rivista di diritto privato Problemi delle professioni
3/2011
La c.d. “nuova asseverazione” o “riattestazione”.
Mancata tenuta dei piani di risanamento
e degli accordi di ristrutturazione.
Proli di valutazione economica e legale
di Alessandro Pellegatta1
SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. Attività di “monitoring” dei piani di risanamento ex
art. 67 l.fall. e degli accordi di ristrutturazione del debito ex art.182-bis l.fall. Co-
venant e meccanismi “self-adjusting”. Gli scostamenti signicativi. Proli di valu-
tazione economica ed esame della ragionevolezza delle nuove azioni di risanamento.
Il ruolo della banca e dell’esperto nell’attestazione del nuovo piano. – 3. Criticità
normative e operative. Il nanziamento ponte nella fase di “riattestazione” del piano.
– 4. Ritardi nella segnalazione degli scostamenti signicativi. Mancato coordina-
mento tra normativa civilistica e fallimentare. Necessità d’introduzione di meccani-
smi istituzionali di ‘alert’ per la crisi d’impresa. – 5. La ristrutturazione dei debiti
nel concordato preventivo. – 6. Conclusioni.
1. Premessa
Le tematiche e le problematiche del restructuring continuano a caratterizzare l’o-
peratività e il dibattito in ambito creditizio, e non potrebbe essere diversamente. La
crisi più aggressiva dal secondo dopoguerra continua a manifestare i suoi contraccol-
pi nefasti sull’apparato produttivo e sociale. Per contenere lo stress nanziario delle
PMI è stata rinnovata la c.d. “moratoria ABI” no al 31 luglio 2011, ed è stata
contemplata la possibilità per le imprese che hanno già usufruito della citata mora-
toria di richiedere, in aggiunta, l’allungamento del piano di ammortamento per una
durata di 2 o 3 anni, a seconda che i nanziamenti siano rispettivamente chirogra-
fari o ipotecari.
Nel frattempo le condizioni macro e le variabili esogene (da ultimo, l’ulteriore
aumento del prezzo del barile correlato alle rivolte del mondo arabo) hanno messo
a dura prova la tenuta nanziaria delle imprese, e in particolare le assumption dei
piani di risanamento asseverati e degli accordi di ristrutturazione del debito, metten-
1 Responsabile del Servizio Precontenzioso di Centrobanca – Banca di Credito Finanziario e Mobiliare S.p.A.
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do ulteriormente sotto pressione le strutture bancarie dedite al restructuring, che
hanno non solo dovuto gestire nuove posizioni ma anche tenere costantemente mo-
nitorate quelle in essere, ed esaminare i nuovi piani presentati in sostituzione di
quelli originari, che sono stati superati dagli eventi. Alcuni dati esemplicano tale
contesto.
Al dicembre 2010 (fonte: ABI Monthly Outlook, febbraio 2011) si è assistito a un
forte incremento delle soerenze bancarie nette, che hanno raggiunto la cifra di €
46.917 milioni (+30% la variazione annua, + 65% a ne 2009), segnale inequivo-
cabile dell’ulteriore deterioramento della qualità del credito. Lo stesso Governatore
della Banca d’Italia Mario Draghi, nel corso del tradizionale incontro FOREX, ha
sottolineato la necessità delle banche di dotarsi di adeguati capitali, invitando le
stesse ad un’attenta politica di distribuzione dei dividendi.
Secondo un recente report del Turnaround Monitor dell’Università Carlo Catta-
neo di Castellanza (cfr. Il Sole – 24 Ore dell’8 aprile 2011, pag.39), su un campione
di 7.793 di PMI (Piccole e Medie Imprese) il 39% presenterebbe un livello d’inde-
bitamento a rischio, con un 4% che non disporrebbe nemmeno dei ussi per far
fronte al pagamento dei soli interessi. Il tema è arcinoto: le PMI italiane sono strut-
turalmente poco patrimonializzate, e gli eccessi di leva in tempi di carente genera-
zione di cassa rischiano ciclicamente di minare la continuità aziendale di molte
imprese. Gli operatori del turnaround lamentano che le banche, per difendere i
propri bilanci, posticipino il più possibile l’emergere delle criticità dei propri clienti,
bloccando il sistema e rendendo asttico il mercato delle “special situations”, che
attualmente rappresenta solo un’esigua porzione (5%) del mercato globale del “pri-
vate equity”.
I citati operatori sostengono che le banche, davanti agli eccessi di leva, tendono
sempre a posticipare al futuro l’emersione delle criticità, con l’evidente intento di
evitare write o immediati dei propri crediti. Il tema in realtà è un altro. Le banche
devono e possono legittimamente condare nei piani di risanamento e negli accordi
di ristrutturazione, sempre che ovviamente le manovre avviate per risolvere concre-
tamente le crisi reversibili d’impresa obbediscano a logiche di ragionevolezza e soste-
nibilità. I tentativi di esasperata re-ingegnerizzazione nanziaria (es.: PIK degli inte-
ressi e rimborsi bullet a ne piano legati ad exit straordinari, accompagnati spesso
anche da conversione del credito in strumenti nanziari partecipativi2) slegati da un
2 La Banca d’Italia richiede il rispetto di alcune condizioni per convertire in azioni o titoli rappresentativi di
capitale i crediti vantati dalle banche verso imprese in temporanea dicoltà nanziaria, e in particolare
prescrive: (i) un’analisi di convenienza economica dell’operazione e delle prospettive di riequilibrio; (ii) la
redazione di un piano di risanamento in non più di cinque anni, con approvazione del piano da parte del
CdA della banca; (iii) acquisizione di azioni solo di nuova emissione; (iv) la selezione di una banca capola;
(v) l’assegnazione alla banca capola di poteri di controllo e di “monitoring” sulla corretta esecuzione del
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