Ancora pregiudizi contro gli immobili storici-artistici

AutoreCorrado Sforza Fogliani
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Tutelare il patrimonio culturale significa tutelare la storia, ma anche la natura contemporanea di un popolo, perché un popolo senza storia, senza lingua comune e senza radici non può mai costituire una nazione.

Così - epigrammaticamente - scrive in un suo testo MARIA BEATRICE MIRRI. Ma questo patrimonio culturale - ci dobbiamo chiedere - chi vuole, oggi, davvero tutelarlo? Non sopravvivono, contro di esso, pregiudizi sempre più forti? E lo Stato, fa davvero tutto quel che può fare? O, piuttosto, cerca di ridurre - progressivamente - le agevolazioni fiscali già esistenti, spesse volte in modo che si può solo definire cieco (e testardo)?

Su una cosa, tutti sembrano d'accordo. Che, anche nelle dimore storiche, il privato funziona meglio. Eppure, le cose sembrano invece indirizzate esattamente a rovescio. Ne ha scritto di recente, con grande efficacia, ANTONIO FOSCARI, partendo dal dato che due ville palladiane - una in provincia di Treviso e una in provincia di Vicenza - sono in vendita. Ma perché i proprietari gettano la spugna? È evidente, risponde FOSCARI. «La collettività (le istituzioni, in primis) non riconosce - prosegue il Nostro - il merito della loro azione, non gratifica il loro lavoro. E così quel senso del dovere che discende dalla loro storia familiare e quell'entusiasmo che discende dalla loro cultura si affievoliscono, si logorano e infine si spengono».

Ma FOSCARI, è buono. La collettività non riconosce il merito dei proprietari di beni storico-artistici? Sarebbe il meno. Gli è, invece, che questi proprietari vengono da qualche tempo (da quando sono cominciati ad emergere violenti - specie alle finanze - certi conati classisti che ci si illudeva fossero stati sepolti con la scomparsa stessa dei regimi autoritari di sinistra, nell''89) addirittura sottoposti a regimi fiscali vieppiù peggiorativi (ed espropriativi, anche).

In Italia, ci fu un periodo in cui si pensò effettivamente - e in modo lungimirante, sulla base dell'esperienza inglese, in special modo - a salvaguardare il nostro patrimonio storico-artistico. Fu il momento nel quale le organizzazioni del ramo (e l'ADSI in testa) riuscirono a conquistare la legge 512 del 1982. Ma fu un momento magico, e basta.

Ben presto, ci si mise a demolirla, pezzo per pezzo, facilitazione per facilitazione. E quel che non si fece in via legislativa, si fece da molte parti in via amministrativa: approfittando della mancata emanazione del regolamento della legge, si pretesero (e...

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