Altri fenomeni di conflittualità e disagio
Autore | Antonio Belsito |
Pagine | 101-116 |
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1. Il burnout. 2. La sindrome del corridoio 3. Maltrattamenti nei luoghi di
lavoro: lo straining. 4. Il boss-napping. 5. Il bullismo. 6. Il nonnismo.
ALTRI FENOMENI
DI CONFLITTUALITÀ
E DISAGIO
CAPITOLO 4
SOMMARIO
1. Il burnout
Può accadere che negli ambienti di lavoro si sviluppino
malesseri assimilabili a quelli tipici conseguenti ad azioni mob-
bizzanti i quali, per il contesto in cui sorgono, la particolarità
dell’attività lavorativa svolta e l’organizzazione dell’orario, non
possono essere propriamente inquadrati nella fattispecie di
mobbing.
Ci si riferisce, in particolare, agli episodi di nonnismo, di
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bullismo, di straining e di burnout, tipici, rispettivamente,
dell’ambiente militare, di quello scolastico e di quelli lavora-
tivi.
Il soggetto che espleta la propria attività lavorativa di costante
supporto agli altri accumula, inevitabilmente, stress subendo, in
tal modo, un deterioramento morale che comporta una riduzione
dell’impegno professionale.
Il burnout - considerata una vera e propria sindrome162 - è
l’esito patologico di un processo stressogeno che si sviluppa, so-
prattutto, in capo a chi, svolgendo le helping professions (attività
d’aiuto), non riesce a reagire adeguatamente ai notevoli carichi
di stress assunti a causa del lavoro163.
Il termine burnout significa “bruciarsi” ed indica quel processo
di logoramento interiore che investe particolari figure quali edu-
catori, medici, infermieri ed operatori sanitari, insegnanti, poli-
ziotti, anche penitenziari, vigili del fuoco, carabinieri, sacerdoti,
religiosi, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, nonchè avvocati,
studenti di medicina ed infermieristica, operatori di volontariato,
personale della protezione civile.
Di fatto colpisce quelle particolare figure professionali che,
travolti dall’attività professionale, rimangono, talvolta, imbrigliati
nel meccanismo “di aiuto” tanto da sentirsi delusi o troppo im-
potenti rispetto a problemi difficili da risolvere.
Il senso di impotenza, il ripetuto malessere, il malumore, lo
svilimento, tendono a sviluppare una progressiva perdita di idea-
lismo, di energia e di scopi164 innescando un lento processo di
logoramento interiore, i cui esiti, come un vortice, comportano
la mancanza di energie necessaria a scaricare lo stress accumu-
lato nel lavoro e, talvolta degenerano nella depressione.
Gli psicologi Cristina Maslach e Michael Leiter hanno indivi-
duato lo sviluppo della sindrome da bornout attraverso tre fasi:
quella del deterioramento dell’impegno nei confronti del lavoro;
del deterioramento delle emozioni associate al lavoro ed, infine,
del problema di adattamento tra persona e lavoro.
Analizzata in tal senso, la sindrome da burnout non rimane
162 Pur definita “sindrome di burnout” alcuni non la ritengono una malattia, ma sempli-
cemente stanchezza fisica generativa di stress per l’eccessivo lavoro. Cfr. H. FRE U D E N B E R G E R ,
G. RI C H E L S O N , Burnout: The High Cost of High Achievement, Bantam Books, 1980.
163 Lo psicanalista Herbert Frenderberger ha introdotto nel 1974 il termine burn-out
nel corso di studi volti ad: “aiutare i professionisti” travolti dall’eccessivo carico di lavoro.
Risulta nella “classificazione internazionale delle malattie” (codice Z73.0) la sezione Z che
contiene “i fattori che influenzano la salute” e non una sindrome o una malattia.
164 ISPESL, Lo stress in ambiente di lavoro. Linee guida per datori di lavoro e responsabili
dei servizi di prevenzione, 2003.
logoramento
interiore
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