L'affermarsi del concetto di laicità dello Stato nel processo di razionalizzazione del politico

AutorePaolo Stefani
Pagine33-58

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@2.1 Il processo di razionalizzazione della politica quale fattore di affermazione dello Stato laico e neutrale

Riteniamo ora opportuno passare a delineare i caratteri di un principio che è innanzitutto un principio filosofico e politico, riguarda cioè un modo di essere dello Stato, ideologicamente orientato.

Ê stato scritto, con parole lapidarie, che "la lotta dello Stato è una lunga sanguinosa lotta per l'unità del potere. Questa unità è il risultato di un processo, insieme di liberazione e di unificazione: di liberazione nei confronti di un'autorità tendenzialmente universale, che per essere di ordine spirituale si proclama superiore ad ogni potere civile; di unificazione nei confronti delle minori istituzioni, associazioni, città, che costituiscono nella società medievale un pericolo permanente di anarchia. In conseguenza di questi due processi, la formazione dello Stato moderno viene a coincidere col riconoscimento e Page 34 col consolidamento della supremazia del potere politico sopra ogni altro umano potere"1.

Queste parole rendono molto bene il carattere essenziale per lo studio della laicità dello Stato, da un punto di vista teorico. Se, come abbiamo già sottolineato, essa si sostanzia in un processo storico ma soprattutto filosofico e politico2, questo deve essere colto per una migliore comprensione del concetto giuridico di Stato laico3. E, dunque, ad un riferimento di Page 35 questo tipo che rivolgiamo la nostra attenzione, convinti che solo questa via possa permetterci di schiudere gli occhi ai caratteri fondamentali della laicità. L'analisi non sarà però storiografica, ma storico-politica, condotta, cioè, al fine di cogliere gli aspetti fondamentali di quel processo, di importanza enorme, generatore di una categoria giuridica che ha contraddistinto il sorgere e la progressiva affermazione della politica come scienza autonoma e dello Stato4 . Ciò perché un'analisi di questo tipo potrà "giovare a meglio definire il concetto giuridico, ricostruendo il processo storico-politico attraverso il quale esso è venuto a fissarsi"5.

Quello che è necessario sottolineare, come si rende evidente dalle parole di Bobbio, è che quando si parla di Stato laico si deve far diretto riferimento ad un processo di radicale razionalizzazione della politica, di emancipazione di questa dalla religione, che ha generato il ed. 'primato della politica'. Page 36 vero e proprio principio di affermazione della laicità dello Stato.

Questo processo passa attraverso le principali correnti di pensiero artefici della 'creazione' politica e giuridica dello Stato moderno: giusnaturalismo, positivismo, illuminismo, compiendosi nella teoria politica dello Stato etico di Hegel6. E stato, infatti, sottolineato che "dopo Hegel non si riesce a concepire altro tipo di Stato che quello laico"7.

E necessario premettere, però, che tutto il nostro discorso è legato, inscindibilmente, al presupposto teorico che politica e Stato siano due entità legate l'una all'altro, che come è stato osservato "il concetto di Stato presuppone quello di politico"8 . Quello che emerge, infatti, dall'analisi sin qui condotta, è che certe categorie morali della politica e del diritto sono comprensibili su di un piano scientifico solo fintanto che esse sono intese nell'ottica secondo cui lo Stato, quale organismo politico, diviene il garante dell'unità politica. Infatti, come osservava Cari Schmitt, le "definizioni concettuali del 'politico'che non contengono nient'altro che un rimando o un rinvio allo Stato, sono comprensibili e legittime sul piano scientifico solo finché lo Stato è realmente un'entità chiara, univoca e determinata e si contrappone perciò ai gruppi o agli affari non statali, e perciò anche «non politici», finché lo Stato o non riconosceva come controparte nessuna «società», oppure si situava come potere stabile e separato dalla «società». Invece, l'equiparazione tra 'statale e politico' è scorretta ed erronea nella stessa misura in cui Stato e società si compenetrano a vicenda e tutti gli affari fino ad allora statali diventano sociali e viceversa tutti gli affari sociali diventano statali. Page 37

Allora tutti i settori fino a qual momento «neutrali», religione, cultura, educazione, cessano di essere neutrali nel senso di non statali e non politici"9. Emerge, dunque, la necessità di fare della dimensione politica una dimensione neutrale'10, che è la garanzia offerta dalla laicità statuale. Quando la religione invece acquisisce una dimensione politica entra nella dicotomia dell'amico - nemico, alimentando possibili scontri tra i diversi gruppi religiosi, intenti alla conquista della sfera politica"11. In un regime politico - statuale nel quale il fenomeno religioso è relegato nella sfera sociale, quale campo "neutralizzato", si potrà attuare il principio della laicità - neutralità. Occorre, dunque, affermare che, per l'attuazione del principio di laicità dello Stato, in un regime costituzionale, debba esistere "un ambito specifico Page 38 del politico, che si distingue dall'associativo, dal personale e dal familiare"12, in uno, dall'ambito sociale13

@2.2 Riforma Protestante, pluralismo religioso e unità politica: l'emergere del concetto di sovranità dello Stato quale categoria politica caratterizzante il passaggio dal medioevo alla modernità laica

L'evento storico causa della necessità della formazione di un'autorità politica, garante dell'unità politica dei cittadini, che potesse risolvere il disordine sociale regnante incontrastato, è stato la Riforma protestante14 , che, come si è osservato. Page 39 prefigurò "temi e motivi della seconda grande rivoluzione, quella francese, trasposizione della rivolta protestante sul piano politico e sociale''15 Il pluralismo religioso, che di questo evento storico rappresenta l'effetto più rilevante, creò le basi perché l'umanità scoprisse un ruolo nuovo della politica e dello Stato"16. Infatti, "quando l'unità della Chiesa si spezzò nel XVI secolo e l'unità politica fu distrutta dalle guerre civili di Page 40 religione, in Francia si chiamarono polìtìques proprio quei giuristi, che nella guerra fratricida fra i partiti religiosi avevano optato per lo Stato, come unità superiore e neutrale"17. Per la prima volta nella storia lo Stato è qualcosa di chiaro e distinto, con un fine immanente, e non trascendente, "quello di creare la pace al suo interno e di eliminare l'inimicizia come concetto giuridico"18.

La politica, quindi, non è più strumento esclusivo di attuazione alle realtà temporali del messaggio religioso di salvezza, ma è una scienza autonoma, umanamente orientata alla creazione della pace e dell'ordine sociale19. Se i Polìtìques hanno fornito una risposta politica al problema del disordine sociale generato dall'irruzione del pluralismo religioso, occorreva anche una soluzione giuridica, che potesse dar "conto della superiorità dello Stato sulle fazioni religiose: questo concetto è la sovranità"20". Si delinea, in tal modo, il concetto Page 41 di Stato laico, quale modello di contrapposizione e di ribaltamento dei rapporti tra Stato e Chiesa, tra politica e religione, così come voluti dalla tradizione cattolica, inscindibilmente legata al prìncìpìum unìtatìs del medioevo, legato alla derivazione teocratica della sovranità. Questa non poteva non condizionare l'esercizio del potere politico ad una finalità trascendente21.

Se, dunque, la laicità è il frutto pili maturo di un processo che conduce alla razionalizzazione della sovranità statuale, come concetto politico fondamentale riferibile allo Stato, la genesi di tale evento è certamente da ricercarsi nelle teorie politiche del diritto naturale22. A queste, infatti, dobbiamo l'elaborazione di tutte le categorie che connotano lo Stato e le sue varie tipologie, ivi compresa la categoria della laicità. I due artefici principali della creazione dello Stato moderno, Hobbes ed Hegel, sono, in qualche modo, ambedue legati al giusnaturalismo23. La teoria del contratto sociale, opera dei Page 42 filosofi del giusnaturalismo, mina alla base la concezione teocratica della sovranità. Una teoria che nella filosofia politica di Hobbes conosce la sua più puntuale affermazione24 . Quello teorizzato da Hobbes era un vero e proprio pactum subjectìo-nis, diretto alla teorizzazione di un sistema politico organico, di un potere sovrano assoluto ed indivisibile, poiché "tutti i poteri, ivi compreso quello spirituale, si accentravano nella Page 43 sua persona. Nessun contratto, quindi, tra i sudditi e il sovrano ma un vero e proprio accordo in favore di un terzo, che lasciava ai cittadini pochi diritti: quello alla vita e alla sicurezza personale"25.

Ê nostra opinione che non si perverrà mai ad una piena comprensione del valore assiologico e del significato storico, politico e giuridico della laicità se non si coglierà la svolta epocale compiuta nella storia del pensiero filosofico e scientifico dalla dottrina di Thomas Hobbes. Una svolta antropologica, prima che politica e giuridica26. L'uomo di Hobbes è radicato nella realtà immanente, la sua proiezione sociale induce inevitabilmente a considerare radicalmente immanenti le istituzioni politiche e giuridiche. La legge diviene fine e prodotto dell'autorità, non della Verità. La religione non può più assumere una funzione di legittimità (concetto assolutamente centrale nei discorsi sulla laicità della politica e del diritto) del potere politico e del diritto. Page 44

Ciò che acquista rilevanza, all'epoca della Rivoluzione Protestante, è il pluralismo religioso, per i problemi che esso pone all'ordine ed alla stabilità del sistema giuridico e sociale. Per questo motivo tutto il discorso si ricondurrà alla relazione individuo-autorità, potere-libertà. La tutela della libertà religiosa ed il rispetto delle regole giuridiche atte alla convivenza sarà la soluzione inevitabile. Un sistema diverso da quello medievale, intrinsecamente legato ad una visione religiosa della vita e della realtà umana27.

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