Giudizio su conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Diritti inviolabili dell'uomo - Malato in stato vegetativo permanente - Interruzione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale - Sentenza della Corte di cassazione n. 21748 del 2007 affermativa del principio di diritto della concedibilita' dell'autorizzazione in presenza di determinate condizioni - Decreto della Corte d'Appello di Milano del 25 giugno 2008, nell'ambito del procedimento di volontaria giurisdizione n. 88 del 2008, con il quale sono state richiamate, condivise ..........

LA CORTE COSTITUZIONALE composta dai signori: Presidente: Franco BILE; Giudici: Giovanni Maria FLICK Giudice, Francesco AMIRANTE, Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO; ha pronunciato la seguente

Ordinanza nei giudizi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sorti a seguito della sentenza della Corte di cassazione, n. 21748 del 16 ottobre 2007 e del decreto della Corte di appello di Milano del 25 giugno 2008, promossi con ricorsi della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica depositati in cancelleria il 17 settembre 2008 ed iscritti ai nn. 16 e 17 del registro conflitti tra poteri dello Stato 2008, fase di ammissibilita'.

Udito nella Camera di consiglio dell'8 ottobre 2008 il giudice relatore Ugo De Siervo.

Ritenuto che con ricorso depositato il 17 settembre 2008 (reg.

confl. poteri amm. n. 16 del 2008), la Camera dei deputati ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti della Corte di cassazione e della Corte di appello di Milano, assumendo che tali Autorita' giudiziarie abbiano «esercitato attribuzioni proprie del potere legislativo, comunque interferendo con le prerogative del potere medesimo»; che, in particolare, la sentenza della Corte di cassazione, sez.

1 civile, n. 21748 del 2007 e il decreto della Corte di appello di Milano, sez. I civile, n. 88 del 25 giugno 2008 avrebbero «creato una disciplina innovativa della fattispecie, fondata su presupposti non ricavabili dall'ordinamento vigente con alcuno dei criteri ermeneutici utilizzabili dall'autorita' giudiziaria», cosi' meritando di essere annullate da questa Corte; che entrambi i provvedimenti menzionati sono stati adottati a seguito della domanda del tutore di una giovane donna di interrompere il trattamento (alimentazione con sondino gastrico) che mantiene in essere lo stato vegetativo permanente in cui ella giace da numerosi anni, a seguito di un incidente stradale; che tale domanda, gia' rigettata dal Tribunale di Lecco e da altra sezione della Corte di appello di Milano, e' stata infine accolta tramite il decreto impugnato, a seguito della pronuncia del giudice di legittimita' con cui si e' annullato il provvedimento negativo della Corte di appello; che la Corte di cassazione ha stabilito che il legale rappresentante che chiede l'interruzione del trattamento vitale «deve, innanzitutto, agire nell'esclusivo interesse dell'incapace; e, nella ricerca del best interest, deve decidere non "al posto" dell'incapace ne' "per" l'incapace, ma "con" l'incapace: quindi, ricostruendo la presunta volonta' del paziente incosciente, gia' adulto prima di cadere in tale stato, tenendo conto dei desideri da lui espressi prima della perdita della coscienza, ovvero inferendo quella volonta' dalla sua personalita', dal suo stile di vita, dalle sue inclinazioni, dai suoi valori di riferimento e dalle sue convinzioni etiche, religiose, culturali e filosofiche»; che, pertanto, l'interruzione del trattamento puo' venire disposta soltanto: «a) quando la condizione di stato vegetativo sia, in base ad un rigoroso apprezzamento clinico, irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre che la persona abbia la benche' minima possibilita' di un qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo esterno; e b) sempre che tale istanza sia realmente espressiva, in base ad elementi di prova chiari, concordanti e convincenti, della voce del rappresentato, tratta dalla sua personalita', dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, corrispondendo al suo modo di concepire, prima di cadere in stato di incoscienza, l'idea stessa di dignita' della persona»; che la Camera ricorrente ritiene pacificamente ammissibile il conflitto, in quanto esso non avrebbe ad oggetto un mero error in iudicando da parte dell'Autorita' giudiziaria: quest'ultima, viceversa, avrebbe colmato il vuoto normativo assunto a presupposto delle proprie pronunce «mediante un'attivita' che assume sostanzialmente i connotati di vera e propria attivita' di produzione normativa»; che sarebbe percio' interesse della Camera «ripristinare l'ordine costituzionale delle attribuzioni», giacche' per tale via si sarebbe realizzato «il radicale sovvertimento del principio della divisione dei poteri», in violazione degli artt. 70, 101, secondo comma e 102, primo comma, della Costituzione; che il presupposto da cui muove la ricorrente risiede nel difetto di un'espressa disciplina legislativa atta a regolamentare la fattispecie, come avrebbe affermato la stessa Corte di cassazione; che mentre quest'ultima ha ugualmente ritenuto di poter accogliere la domanda, la Camera sostiene che cio' sarebbe precluso al giudice, attesa la «appartenenza della materia alla sfera tipica della discrezionalita' legislativa»: l'autorita' giudiziaria...

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