N. 227 SENTENZA 21 - 24 giugno 2010

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori:

Presidente: Francesco AMIRANTE;

Giudici: Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI;

ha pronunciato la seguente

Sentenza

nei giudizi di legittimita' costituzionale degli artt. 18, comma 1, lettera r), e 19, comma 1, lettera c), della legge 22 aprile 2005, n.

69 (Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri), promossi dalla Corte di cassazione con ordinanze del 27 agosto, del 4 settembre, del 28 ottobre e dell'11 novembre 2009, rispettivamente iscritte ai nn. 298 e 305 del registro ordinanze 2009 ed ai nn. 10 e 45 del registro ordinanze 2010 e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica nn. 50 e 52, prima serie speciale, dell'anno 2009 e nn. 5 e 9, prima serie speciale, dell'anno 2010.

Visti l'atto di costituzione di M.K.P. nonche' gli atti di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;

Udito nell'udienza pubblica dell'11 maggio 2010 e nella camera di consiglio del 12 maggio 2010 il Giudice relatore Giuseppe Tesauro;

Uditi l'avvocato Antonio Fiorella per M.K.P. e l'avvocato dello Stato Maurizio Fiorilli per il Presidente del Consiglio dei ministri.

Ritenuto in fatto 1. - La Corte di cassazione, con ordinanza del 27 agosto 2009 (r.o. n. 298 del 2009), ha sollevato, in riferimento agli articoli 3, 27, terzo comma, e 117, primo comma, della Costituzione, questione di legittimita' costituzionale dell'art. 18, comma 1, lettera r), della legge 22 aprile 2005, n. 69 (Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri), nella parte in cui stabilisce che, 'se il mandato d'arresto europeo e' stato emesso ai fini della esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza privative della liberta' personale', la corte di appello puo' disporre che tale pena o misura di sicurezza sia eseguita in Italia conformemente al diritto interno, soltanto 'qualora la persona ricercata sia cittadino italiano'.

1.1. - Il giudice a quo espone che il Tribunale circondariale di Rzeszow (Polonia), in data 6 luglio 2006, ha emesso nei confronti del cittadino polacco M.K.P. un mandato di arresto europeo, in esecuzione della sentenza definitiva, del 19 novembre 2003, di condanna alla pena di anni 3 e mesi 6 di reclusione, pronunciata dalla Corte distrettuale di Debica (Polonia), per concorso in due rapine, commesse nei giorni 11 gennaio 2003 e 15 gennaio 2003, mediante violenza alle persone, uso di armi da fuoco e di fiamma ossidrica, sottraendo denaro ed altro in due negozi di Debica (Polonia), reati previsti e puniti dagli artt. 280, 157, ed 11 del codice penale polacco.

Il condannato deve ancora espiare la pena di anni 3, mesi 1 e giorni 22 di reclusione e dagli atti acquisiti nel giudizio, secondo l'ordinanza di rimessione, risulta che egli ha effettiva residenza in Italia ed ha qui stabilito la sede principale anche dei suoi interessi affettivi.

La Corte d'appello di Roma, con sentenza in data 18 giugno 2009, aveva disposto la consegna del predetto alla competente autorita' della Polonia, che ne aveva fatto richiesta, ai fini dell'esecuzione della pena detentiva, affermando che l'art. 18, comma 1, lettera r), della legge n. 69 del 2005 - stabilendo che, 'se il mandato d'arresto europeo e' stato emesso ai fini della esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza privative della liberta' personale', puo' essere disposto che queste siano eseguite in Italia, conformemente al diritto interno, soltanto 'qualora la persona ricercata sia cittadino italiano' - escluderebbe che tale facolta' possa concernere lo straniero residente in Italia, come ritenuto anche dalla Corte di cassazione.

Avverso detta sentenza ha proposto ricorso per cassazione M.K.P., eccependo che erroneamente non sarebbe stato applicato l'art. 19, comma 1, lettera c), della legge n. 69 del 2005, pur ricorrendone i presupposti, e censurando il difetto di motivazione in ordine all'effettivita' e continuita' della sua residenza in Italia. Il ricorrente ha, inoltre, richiamato le conclusioni rese il 24 marzo 2009 dall'Avvocato generale della Corte di giustizia delle Comunita' europee, nella causa C-123/08, promossa dal Rechtbank di Amsterdam, avente ad oggetto l'interpretazione della Decisione quadro del Consiglio del 13 giugno 2002, n. 2002/584/GAI, 'Decisione quadro del Consiglio relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri' (in seguito denominata decisione quadro), formulate nel senso che, 'in conformita' dell'art. 4, punto 6, della decisione quadro', un cittadino di un altro Stato membro che dimori o risieda nello Stato membro di esecuzione, ai sensi di questa disposizione, e' assimilato a un cittadino di tale Stato nel senso che deve poter beneficiare di 'una decisione di non esecuzione della consegna e della possibilita' di scontare la pena nel detto Stato', ed ha quindi chiesto la sospensione del giudizio sino all'esito della decisione da parte di detta Corte.

1.2. - La Corte di cassazione osserva che il citato art. 18, comma 1, lettera r), nel prevedere che il destinatario del mandato d'arresto possa espiare la pena nel nostro Stato, qualora sia cittadino italiano, riproduce l'art. 4, punto 6, della decisione quadro e richiama una serie di sentenze della stessa Corte, le quali hanno escluso l'applicabilita' di tale norma, in via interpretativa, allo straniero residente in Italia, osservando che detta decisione quadro attribuisce agli Stati membri dell'Unione europea la mera facolta' di estendere a quest'ultima una tale previsione, qualora sia stata prevista per i propri cittadini.

Secondo il rimettente, la censura con la quale il ricorrente ha dedotto l'applicabilita' nella specie dell'art. 19, comma 1, lettera

c), della legge n. 69 del 2005 e' infondata. Tale norma prevede, infatti, che, 'se la persona oggetto del mandato d'arresto europeo ai fini di un'azione penale e' cittadino o residente dello Stato italiano, la consegna e' subordinata alla condizione che la persona, dopo essere stata ascoltata, sia rinviata nello Stato membro di esecuzione per scontarvi la pena o la misura di sicurezza privative della liberta' personale eventualmente pronunciate nei suoi confronti nello Stato membro di emissione'. Dunque, la disposizione stabilisce, univocamente, che 'soltanto 'la persona giudicanda' (cittadino o residente dello Stato), e per la quale e' appunto in corso l'azione penale', puo' invocare la 'consegna subordinata', con conseguente impossibilita' di applicarla, mediante un'interpretazione costituzionalmente orientata o per analogia, al diverso caso del mandato d'arresto emesso ai fini della esecuzione di una pena detentiva irrogata con sentenza di condanna irrevocabile.

1.3. - Posta questa premessa, il giudice a quo dubita, in riferimento agli artt. 3, 27, terzo comma, e 117, primo comma, Cost., della legittimita' costituzionale del citato art. 18, comma 1, lettera r), nella parte in cui non prevede che anche lo straniero residente in Italia possa ivi scontare la pena.

In punto di rilevanza, osserva che il ricorrente, 'a quanto risulta, ha fornito la prova necessaria, e nei termini richiesti dalla giurisprudenza di questa Corte, del suo concreto radicamento sul territorio e della sua abitudine alla dimora' (cosi', testualmente) in Italia.

A suo avviso, la nozione di 'residente' va 'determinata in modo che sia funzionale all'assimilazione dello straniero residente al cittadino, operata dall'art. 4, punto 6, della citata decisione-quadro', quindi 'assume rilievo l'esistenza, nella specie non contestata, di un 'radicamento reale e non estemporaneo' dello straniero in Italia', qualora questi abbia dimostrato che qui ha 'istituito, con continuita' temporale e sufficiente stabilita' territoriale, la sede principale e non occasionale, anche se non esclusiva, dei propri interessi affettivi, professionali od economici', in virtu' di una scelta indicativa di una volonta' di stabile permanenza nel territorio italiano, per un apprezzabile periodo di tempo. Dunque, il ricorrente 'avrebbe titolo a vedere accolta la sua domanda', nel caso in cui la questione sia ritenuta fondata.

1.3.1. - In ordine alla non manifesta infondatezza della questione, il rimettente richiama le sentenze della Corte di cassazione, secondo le quali la norma censurata concerne esclusivamente il cittadino italiano, affermando che neppure in via interpretativa essa e' applicabile allo straniero che dimori o risieda in Italia. La decisione quadro attribuirebbe, infatti, una mera facolta' agli Stati membri dell'Unione europea di estendere le guarentigie eventualmente riconosciute ai propri cittadini anche agli stranieri residenti sul loro territorio, in virtu' di una scelta di politica criminale riservata alla discrezionalita' dei legislatori nazionali, neppure censurabile per l'eventuale sua irragionevolezza.

Su tale facolta' non avrebbe inciso la sentenza della Corte di giustizia del 17 luglio 2008, n. 66, Kozlowsky, che ha soltanto offerto l'interpretazione della nozione di residenza richiamata nell'art. 4, punto 6, di detta decisione quadro.

La chiara ed univoca lettera del citato art. 18, comma 1, lettera

r), e la sua comparazione con l'art. 19, comma 1, lettera c), della legge n. 69 del 2005 non permetterebbero una interpretazione diversa e meno restrittiva di quella offerta nella sentenza impugnata. Anche la Corte di giustizia ha, infatti, affermato che i giudici nazionali devono interpretare le norme nazionali alla luce della lettera e dello scopo della decisione quadro, entro i limiti...

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT