Bioventing

AutoreEnrico Brugnoli - Carmine Massarelli - Vito Felice Uricchio - Giovanni Zurlini
Pagine101-120
101
Generalità
Il bioventing è una tecnologia di bonifica microbiologica, attuabile esclusivamente in situ,
che sfrutta i naturali processi metabolici ad opera dei batteri presenti nel suolo e nel sotto-
suolo. Il nome deriva dal fatto che viene fornita aria, ossigeno e vari gas alla flora batterica
autoctona per stimolarne crescita ed attività metabolica. A volte si attua anche con estrazione
d’aria per provocare la diffusione dell’aria atmosferica all’interno del suolo.
Il bioventing è ampliamente utilizzato per la bonifica di suoli contaminati da composti di
origine organica, nella fattispecie idrocarburi del petrolio [1], e ben si presta alla biodegrada-
zione di solventi non clorurati, alcuni pesticidi e conservanti del legno [2].
Importante è ricordare che si deve operare evitando il rilascio in atmosfera di contaminanti
eventualmente volatilizzatisi, processo fisico sfruttato nella tecnica della soil vapor extraction,
e che devono essere utilizzati solo aria, gas o sostanze nutrienti nei pozzi d’iniezione [3].
Tipicamente applicato nella zona vadosa, potenzialmente applicabile a tutti i contami-
nanti biodegradabili più o meno adsorbiti alle particelle di suolo, è una tecnologia matura e
ben conosciuta, utilizzata soprattutto in USA: l’U.S. EPA, ad esempio, ha da più di 10 anni reso
disponibili una serie di manuali per la progettazione e per la gestione dei processi di bioven-
ting nell’ambito del proprio processo di trasferimento tecnologico [4].
In sintesi, il bioventing risulta essere poco dispendioso, facilmente modellabile ed adat-
tabile alle caratteristiche sito-specifiche e ben si presta a trattamenti di suoli relativamente
poco permeabili.
Principio di funzionamento
Il processo biodegradativo generantesi con l’applicazione del bioventing è frutto dell’inie-
zione di gas al di sotto della superficie del suolo; la profondità dell’iniezione e la sua portata
dipendono dalla distribuzione spaziale della contaminazione. Attraverso l’iniezione di gas, ed
a seconda della tipologia dello stesso, è possibile indurre una degradazione aerobica, anae-
robica o cometabolica del contaminante. E visto che i pozzi di iniezione sono sempre gli stessi
è possibile passare da un processo all’altro semplicemente cambiando il tipo di gas con un
semplice switch [5].
Capitolo 4
BIOVENTING
Tecnologie di bonica dei siti contaminati
102
L’iniezione di gas o aria a basse concentrazioni serve a fornire la quantità necessaria e suf-
ficiente di elettron-accettori/donatori per incentivare la degradazione operata dai microrgani-
smi: la quantità d’aria iniettata deve essere tale da attivare e garantire la vivacità dei processi
metabolici operati da batteri ma al tempo stesso evitare il passaggio alla fase vapore del con-
taminante, sia esso disciolto nei liquidi interstiziali o più o meno energicamente adsorbito alle
particelle solide del suolo. In Figura 1 è rappresentata schematicamente l’implementazione
del processo di bioventing realizzabile con una soffiante (blower) che inietta aria in pozzi sia
verticali che orizzontali (vertical and lateral vent array) e con un sistema di controllo dell’even-
tuale formazione di composti organici volatili (VOCs emission control), mentre, i serbatoi JP4
(noto carburante per Jet) rappresentano la sorgente di contaminazione.
Descrizione del trattamento
Un impianto di bioventing risulta particolarmente semplice e rapido da installare, facil-
mente integrabile e combinabile con altre tecnologie e non richiede trattamenti di vapori.
In Figura 2 sono mostrate le differenze sostanziali tra bioventing e soil vapor extraction: nella
prima tecnica l’aria viene iniettata a basse portate, nella seconda estratta ad alte portate ed
opportunamente trattata. Le due tecnologie non sono mutuamente escludentesi, anzi posso-
no essere implementate insieme per rendere più efficiente e sicura la bonifica, facendo però
lievitare i prezzi.
Agli albori di questa tecnologia, veniva utilizzata acqua come vettore di ossigeno e le appli-
cazioni erano limitate alla zona satura; in seguito, e per intervenire anche sulla zona insatura, si
è ricorso all’utilizzo di gas per veicolare l’ossigeno ottenendo una notevole riduzione dei costi.
Figura 1 – Schema semplificato del processo [2]

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT